I peggiori e più vecchi candidati alla presidenza dell’intera storia americana
Nonostante ogni possibile lifting, make up, effetto-luce televisivo, Photoshop, le immagini sono impietose. Rugosi, gonfi, provati. Vecchi che vogliono apparire meno decrepiti. Simili a certi mascheroni raffigurati dal pittore James Ensor. Sono Hillary Clinton e Donald Trump. Sommando la loro età (rispettivamente 68 e 70 anni), sono i più anziani candidati (138 anni complessivi) alla presidenza degli Stati Uniti.
Martedì 8 novembre, pertanto, gli statunitensi eleggeranno in ogni caso una gerontocrazia (a meno che non votino in massa per i candidati indipendenti, cui i sondaggi danno sostanziose percentuali, ma pur sempre al massimo intorno al 5%). Una campagna elettorale di basso livello, caratterizzata da reciproche accuse e persino colpi bassi riguardanti la vita personale dei due contendenti, secondo il moralismo puritano e familistico tipico degli americani. E, allora, anche lasciando perdere l’anagrafe, perché votare la democratica Clinton o il repubblicano Trump? Tradizionalmente il partito democratico statunitense rappresenta posizioni di centrosinistra, quello repubblicano posizioni di centrodestra. Ma, come ormai accade da tempo nella politica dei paesi occidentali, le carte si sono rimescolate. Le sinistre hanno mollato le classi medie e basse per abbracciare la globalizzazione neoliberista, le idee del multiculturalismo e del meticciato culturale, gettandosi nell’abbraccio mortale coi più perfidi poteri finanziari.
Le destre cosiddette populiste prestano più attenzione e quindi sembrano offrire più speranza agli autoctoni, agli operai, ai disoccupati. Insomma, a chi ha visto peggiorare in modo vertiginoso la propria condizione sia dopo la crisi economica iniziata nel 2008, sia a causa del disumano modello di ristrutturazione capitalistica, sia per un’immigrazione selvaggia e perlopiù non assimilabile, che ha avvilito occupazione, salari e identità nazionali. In tal senso la Clinton rappresenta la faccia pulita (la soprannominiamo Cleaning Clinton?) del capitalismo e della finanza, col suo politically correct ideologico. Trump, rozzo, acceso, a volte verbalmente violento e volgare (per lui potrebbe andare bene Trampling Trump?), si fa portavoce, se non paladino, del popolo più semplice, viscerale, preoccupato del proprio futuro all’interno di un mondo global che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri non solo sempre più poveri, ma miserabili, umiliati, sradicati a casa loro. Entrambi ipocriti, retorici, penosi perbenisti. In bocca al lupo, America!
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 130, ottobre 2016)
Gentile Direttore, sostanzialmente concordo con la Sua breve analisi circa il rimescolamento di carte e mi vien da dire, con un po’ di paradosso, che vota a destra chi è di sinistra (penso a M5s). In tutto questo auspico, ma con poca speranza, che si affermi un linguaggio che si rivolga alle testa, non alla pancia, organo assai pericoloso. Nel mio piccolo perimetro di mondo ho notato che, rispondendo con calma alla provocazione,con razionalità alla rabbia, si hanno spesso successi insperati. La forma è contenuto.
Gentilissima Margherita, anche io condivido le sue analisi, ma aggiungo un piccolo “particolare”. Per poter ragionare di testa e non di pancia, occorre che quest’ultima sia piena. Ne sono consapevoli i radical chic, gli intellettuali e i benpensanti? Non credo, essendo ben pasciuti.
Gentile Direttore, in teoria sì, ma a vedere l’isteria di chi guida macchinoni (si presume che, per acquistarli, la pancia sia satolla) o l’agressiva maleducazione di molti (sto pensando a consessi “alti” che evito di nominare) non si direbbe che funzioni il teorema inverso, ossia pancia piena=testa sgombra per riflettere. Ma questo è un altro discorso, che Lei in passato ha già più volte toccato, se non vado errata. Certo è che molti politici hanno da decenni diffuso modelli triviali, che hanno contagiato un po’ tutti. Lei dirà che questo è il frutto di un sistema basato sulla globalizzazione selvaggia e su un “discorso” politico che si è ridotto a mèra economia. Un tempo si diceva “non c’è più religione”, ora potremmo dire che non ci sono più idee forti, per non parlare di ideali, e gli ideali hanno pur sempre un valore orientativo. Grazie per la cortese attenzione, Sua MV