Mario Giordano, nel suo “Profugopoli” (Rizzoli), spiega, mostrando dati su dati, il cinico business che ruota attorno all’“emergenza migranti”. Ad arricchirsi profittatori legati a sinistra, destra, centro, dal Nord al Sud, senza distinzioni
Allora: un profugo o richiedente asilo o rifugiato o migrante tout court vale in media circa 33 euro (soldi pubblici); che aumentano anche fino a 70, se si tratta di minori. Un gigantesco affare per chi accoglie la massa di stranieri che da anni “sbarca” in Italia. Ovviamente, tutte associazioni, enti, cooperative, parrocchie, motivate da amore, solidarietà, umanità, carità? Nient’affatto.
I servizi che vengono riservati ai dannati della Terra sono spesso penosi: alloggi sovrappopolati, condizioni igieniche inaccettabili, cibi scadenti, nessun percorso teso all’inserimento nelle comunità di assegnazione. Del resto, la maggior parte dei “profughi” è giovane, maschio, in salute, e non proviene dalle zone nelle quali sono davvero in corso guerre (Siria, Iraq, Eritrea). Strano, no? Pertanto, la maggioranza di loro, dopo mesi o anni di assurda attesa – sempre a carico delle casse pubbliche – verrà espulsa. Di questo “traffico di esseri umani”, che si aggiunge a quello iniziale, dai paesi di partenza e di percorrenza, fino ai “barconi della morte”, tratta il noto giornalista Mario Giordano in Profugopoli. Quelli che si riempiono le tasche con il business degli immigrati (Mondadori, Milano, 2016, pp. 170, € 18,50). Un libro impressionante, che in pratica parla attraverso i semplici dati forniti. Documentatissimo: pagine e pagine con nomi e cognomi di signori e signore “filantropi”, società e cooperative, luoghi e, soprattutto, cifre.
Già coi loro titoli i sei capitoli nei quali è suddivisa la pubblicazione classificano chi sono i profittatori di carne umana. Dai più piccoli («Improvvisati e avventurieri») alle sanguisughe, via via più organizzati («Affaristi»; «Specialisti&colossi», quali le grandi cooperative), fino ad arrivare agli albergatori in cerca di clienti coi quali riempire le loro camere («Hotel Immigrati Spa») e, dulcis in fundo, a «Multinazionali&opportunisti». Nell’ultimo girone, pardon, capitolo, il sesto, si trova chi l’ha fatta talmente grossa da finire sotto inchiesta, come nel caso di Mafia capitale, preti pedofili, centri-lager, ecc. («Sospetti, farabutti&sfruttatori»). Ma, intendiamoci, chi finisce indagato può continuare a ricevere preziosi incarichi di accoglienza, magari in altre città o con rami collaterali della società incriminata. Eh, sì, i migranti sono davvero sempre una “risorsa”.
Una fiumana di speculatori che si improvvisano “accoglimigranti” senza avere alcuna esperienza pregressa o competenza in materia. Società di odontotecnici, impianti idraulici, derattizzazione, feste folkloristiche, gestione di canili, intrattenimento per bambini, enti pubblici in crisi, che, nasando l’affare a spese dello Stato, partecipano ai bandi di concorso. Idem, se non sta andando a gonfie vele la precedente attività, sempre compassionevole e “disinteressata”, rivolta a disabili, anziani, squilibrati, indigenti, tossicodipendenti, prostitute in cerca di riscatto, rom e sinti. E – miracolo – fatturato e utili ai moltiplicano (anche di 20 volte!); i dipendenti pure, alla faccia della disoccupazione! D’altra parte, che ce vo’? Basta trovare qualche appartamento sfitto, qualche casolare malmesso, qualche albergatore in crisi, e il gioco è fatto. Ci guadagnano tutti, tranne lo Stato e gli italiani e, se finiscono in mani molto cattive, i migranti o presunti tali. Altrimenti, anche per i più fortunati di loro, è una pacchia: ospitalità in pregiate località turistiche (mare, montagna, luoghi d’arte, terme, centri benessere) in residence con piscina, sala biliardo, stanze con tv, wi-fi, aria condizionata…
Non importa il disagio – specie quelli dei condòmini – cui sono sottoposti i residenti, i quali non ricavano alcunché dal business, né che capiti che nei “centri d’accoglienza” si inneschino giri di droga e prostituzione. Perché a guadagnarci, secondo Giordano, son tutti: società, imprese, cooperative (favorite anche dalle agevolazioni fiscali), associazioni, centri di carità cattolica, dal Nord al Sud, con legami con i vari partiti di sinistra, destra, centro, con rossi, bianchi, neri, persino con militanti della Lega Nord, che pure fa dell’immigrazione controllata una delle sue bandiere. E, ovviamente, quando c’è da fare soldi più o meno leciti, ecco entrare nello sporco gioco pure le mafie. In ultima analisi, lo Stato abdica completamente alle proprie funzioni.
Giordano si chiede come facciano le prefetture, i comuni, lo Stato in generale, a fornire milioni di euro a società e persone impreparate, spesso già finite in odore di reato o di mafia. Tutto sulle spalle degli italiani, già da tempo impoveriti. E non è solo questione di risorse pubbliche, peraltro sottratte ai nostri connazionali bisognosi. Ad esempio, se gli “ospiti dell’accoglienza”, per far loro “ricambiare la solidarietà”, vengono impiegati in qualche attività (giardinaggio, pulizia strade, manutenzione), è tutto lavoro non retribuito e sottratto a chi lo farebbe dietro regolare compenso. Concludendo con le lapidarie e sdegnate riflessioni dello stesso autore di Profugopoli: «Dicono che questo Paese dovrebbe risollevarsi grazie al turismo. Ma come è possibile se gli hotel si trasformano in centri di accoglienza per immigrati? […] Chi ospita turisti in Italia produce ricchezza, chi ospita profughi invece no. Chi ospita profughi distrugge ricchezza perché assorbe denaro pubblico».
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 127, luglio 2016)