Presa di posizione di un nostro lettore sulla paradossale decisione del Tribunale di Oslo: la civiltà occidentale, in piena decadenza, non difende più neanche i propri valori da chi li attacca
L’autore neonazista della strage dell’isola di Utoya, il mostro Anders Behring Breivik, ha chiesto (e ottenuto) dal Tribunale di Oslo un risarcimento, pare di 36.000 euro, per “trattamento inumano”. In cosa consistesse la violazione dei diritti umani è presto detto.
Caffè non molto caldo, cibi preriscaldati, isolamento di cinque anni nella sua cella. Prigione, in verità, più simile a una suite che a una camera d’albergo, con televisione e pc.; più varie attrezzature ginniche, che consentono al criminale di tenersi in forma in vista della “liberazione”, una volta che avrà scontato la pena, e delle quindi ipotizzabili future imprese. Sinceramente non trovo alcuna persecuzione nel fatto che si tenga in isolamento un individuo che ha massacrato 77 persone. E il cibo e il caffè che gli venivano serviti non dovevano differire di molto da quelli consumati dalla maggior parte della gente comune. Trovo invece sconcertante che un criminale di tal fatta, da trattare probabilmente come l’Hannibal Lecter del film Il silenzio degli innocenti, possa sollevare obiezioni risibili sulla sua detenzione, e più ancora essere ascoltato e accontentato.
Riservare tante attenzioni di morbosa legalità a mostri simili (e, più in generale, a chi disprezza totalmente i nostri valori occidentali) non è più, a mio avviso, un’affermazione di civiltà, ma un preoccupante sintomo di decadenza, che, interpretato, ovviamente, come debolezza, non farà che dare ulteriore fuoco alle polveri di chi non ha altro obiettivo che distruggere ciò che tanto faticosamente abbiamo raggiunto.
L’immagine: fotogramma con Breivik in azione durante il suo massacro a Utoya.
Franco Nardelli – Bologna
(LucidaMente, anno XI, n. 125, maggio 2016; editing e formattazione del testo a cura di Gabriele Bonfiglioli)