Un lettore esprime alcune considerazioni dopo la consultazione del 17 aprile: non siamo una nazione
Non mi meraviglia l’esito del referendum. Come non mi ha meravigliato il lungo dominio democristiano, il breve ma aggressivo dominio craxiano, né, soprattutto, il dominio berlusconiano e ora quello di Napolitano e Renzi.
Noi non siamo una nazione. Siamo un insieme di genti diverse unite insieme da un filo istituzionale ma non reale, concreto, storico. Siamo storicamente troppo giovani e per troppo tempo siamo stati colonia di potenze straniere. Le altre nazioni europee si sono formate nel Medioevo, noi dal 1861! Consideriamo i nostri governanti come se fossero ancora gli stranieri che ci opprimevano: da una parte da attaccare e odiare, dall’altra da sfruttare e da leccare per ottenere qualche briciola di privilegio. Parlo ovviamente per la maggioranza di noi, non certo di tutti.
Abbiamo imparato a non considerare roba nostra il potere che ci è cordialmente estraneo se non ci frutta qualche beneficio familiare. Tra due secoli, se basteranno, riprenderemo il discorso. Sempre che tra due secoli ci sarà ancora una società “italiana” e non costituita da gente totalmente diversa, come accadde all’Italia quando le genti italiche furono sostituite dai germani calati in tutta Europa con intere popolazioni. E il mondo andò avanti lo stesso, con l’indifferenza della natura.
Giuseppe Alù
(LucidaMente, anno XI, n. 124, aprile 2016; editing e formattazione del testo a cura di Gabriele Bonfiglioli)