Una particolare attenzione al sociale nel nuovo successo targato Checco Zalone
Il 1° gennaio 2016 è uscito nelle sale cinematografiche Quo vado? di Gennaro Nunziante, prodotto da Pietro Valsecchi. Protagonista assoluto, Checco Zalone. In appena sei giorni di proiezione nelle sale, sfiorando la soglia dei 40 milioni di euro, la pellicola ha fatto registrare il record di incassi di tutti i tempi per il cinema italiano. E il fine settimana – da sempre tempo ideale per uno svago al cinema – non è che alle porte. L’ironia e la capacità di far divertire il pubblico sono quelli cui Zalone ci aveva già abituati: una particolare – e a tratti commovente – attenzione al sociale e un cast vincente fanno il resto.
Checco, un pugliese “cocco di mamma e papà”, fin da piccolo aveva sognato il “posto fisso”. Divenuto poi un impiegato dell’ufficio provinciale “Caccia e Pesca”, non ci pensa proprio a dimettersi e a rinunciare ai propri diritti sindacali; nemmeno quando, in seguito a una riforma dettata da tagli economici, gli vengono proposti vari trasferimenti, i quali uno in Norvegia, dove si sposta. Con grande determinazione affronta le difficoltà legate a un contesto sociale-lavorativo prima inimmaginabile. A semplificargli il compito è Valeria, la bella ricercatrice che lui è chiamato a difendere dagli attacchi degli orsi polari. Vivendole accanto, e non soltanto per ragioni lavorative, Checco abbandona presto – rinnegandoli pure – gli usi e i costumi pugliesi cui era abituato, felice di essersi finalmente “civilizzato”. L’amore e il lavoro proseguono a gonfie vele ma, complice la lunghissima stagione delle notti invernali, la nostalgia per il Belpaese si fa presto sentire. Così, semplicemente guardando in tv Al Bano e Romina esibirsi nuovamente insieme, si commuove e ammette di non riuscire più a stare lontano dall’Italia.
Stavolta tocca quindi a Valeria stravolgere la propria esistenza: accetta infatti di seguire l’uomo che ama, pur non sopportando di buon grado l’attaccamento ossessivo di quest’ultimo al proprio posto fisso. La ritrovata esistenza italiana non è semplice come immaginato: lungaggini burocratiche e minacce di vario tipo lasciano ben presto senza fondi economici la coppia, che aveva deciso di fondare una clinica in cui ricoverare gli animali sequestrati alla malavita. L’amore non basta più e questa volta è la donna a voler cambiare vita: abbandona infatti improvvisamente l’Italia e l’uomo con cui viveva già da lungo tempo. Apparentemente sembra una fine, come tante altre, di una relazione affettiva. Ma non è affatto così. Il finale, che riprende l’incipit della trama, è dominato dall’emozione, talvolta perfino dalla commozione: quella che soltanto l’Amore – e non unicamente verso la persona che si ama – è capace di donare.
Zalone si conferma ancora una volta – se mai ce ne fosse stato bisogno – di essere un abile attore comico. Brillanti fraintendimenti si alternano, per tutta la trama, a scoppiettanti battute che riescono a trasformare in chiave comica il malcostume italiano degli anni Ottanta; riportato anche nel brano satirico della colonna sonora del film, La Prima Repubblica, cantata da Zalone in “stile Adriano Celentano”. A fare da cornice al protagonista c’è un cast vincente: Eleonora Giovanardi, rivelazione nel ruolo di Valeria; Lino Banfi (il senatore Binetti), che sprona il protagonista a non mollare per alcuna ragione il posto di lavoro; Sonia Bergamasco, bravissima nel ruolo della spietata dirigente Sironi; Ninni Bruschetta, al “Ministero dello spreco”; Maurizio Micheli e Ludovica Modugno, genitori di Checco. In una recentissima intervista, Zalone ha ammesso di aver tentato lui stesso, in passato e inutilmente, qualche concorso pubblico per assicurarsi il posto fisso. Che dire alle amministrazioni che lo hanno bocciato alle prove di ammissione? Grazie, per aver impedito che il cinema italiano si privasse di un bravo attore comico quale Zalone ha dimostrato di essere; abile nel guidare le nostre emozioni verso lacrime talvolta di riso e talvolta di commozione.
L’immagine: la locandina del film Quo vado? e Zalone con le protagoniste Bergamasco e Giovanardi.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno XI, n. 121, gennaio 2016)