Il fascino dei borghi medievali accompagnato dal profumo di tartufo, che si insinua fra negozi e stradine. Il reportage di una due giorni umbra
Qualora si desideri assaporare atmosfere di un passato intriso di storia, l’Umbria è una delle terre da esplorare. In un weekend pre ciclone Caronte di luglio ci siamo addentrati in questa regione, i cui colori ci hanno immediatamente ricordato la Svizzera. Destinazioni del nostro fine settimana fuori porta sono state Assisi e Perugia (si vedano, in calce, gli articoli pubblicati da LucidaMente al riguardo).
“Titolari” ad honorem della città di Assisi sono Francesco e Chiara, dei quali anche Dante Alighieri scrive nel Paradiso della sua Divina commedia. I loro corpi furono ritrovati, rispettivamente, nel 1818 e nel 1850: da allora, il luogo è diventato meta internazionale di pellegrinaggi che non conoscono stagioni. Dopo avere lasciato l’automobile nel parcheggio appena fuori le mura, ci siamo addentrati sulla strada principale, via San Francesco. L’abbiamo percorsa, assaporando atmosfere medievali e godendo di uno splendido paesaggio collinare dalle verdi sfumature, intervallato da coltivazioni di olivi e di viti. Siamo quindi giunti alla Basilica di San Francesco, risalente al XIII secolo: ne abbiamo visitato la chiesa inferiore, la chiesa superiore e la cripta, quest’ultima contenente la salma del santo. Della prima, abbiamo ammirato le cappelle laterali e l’altare maggiore, in fondo alla navata, in corrispondenza della tomba di Francesco.
Sopra di esso abbiamo poi riconosciuto le tre virtù fondamentali del santo: la povertà, l’obbedienza e la castità, raffigurate in quattro grandi affreschi opera di Giotto. Come non visitare, poi, la Basilica di Santa Chiara, finita di costruire nel 1265? Abbiamo immediatamente notato il fianco sinistro, rinforzato da ampi archi. Ma anche l’interno – in stile gotico – caratterizzato da una navata unica, a croce latina: su quest’ultima si apre la Cappella di Sant’Agnese, dedicata alla sorella di Chiara.
Percorrendo una trentina scarsa di chilometri, siamo poi giunti a Perugia, capoluogo umbro. Altro borgo antico, altro divieto di transito con l’automobile, lasciata in un parcheggio ai piedi della città. Una caratteristica che ci ha immediatamente affascinato è la posizione sopraelevata del centro storico. Lo abbiamo raggiunto tramite un sistema di scale mobili, transitando anche all’interno di quella sede che, fino al 1860, rappresentò l’egemonia del potere papale: la Rocca Paolina, risalente al XVI secolo. A sèguito di varie demolizioni, di essa – a oggi – restano soltanto i sotterranei con alcuni basamenti di prestigiosi edifici di epoca medievale. All’uscita degli androni – secondo noi talvolta un po’ tetri – della scala mobile, i nostri occhi hanno rivisto la luce in piazza Italia, dalla quale si dipartono i due corsi principali della città.
Percorrendo, in particolare, corso Pietro Vannucci, siamo presto giunti nella centralissima piazza IV Novembre, caratterizzata da opere di grande prestigio artistico. Innanzitutto, la medievale Fontana Maggiore, decorata con ben cinquanta bassorilievi e ventiquattro statue, che ne fanno un esemplare di armonia di forme ed eleganza. Poi la Cattedrale di San Lorenzo e il Palazzo dei Priori. Quest’ultimo è la sede della Galleria nazionale dell’Umbria: collezione di dipinti locali, fra cui spiccano alcune tavole del Perugino.
La cultura di un luogo comprende anche la cucina. In questo weekend ci siamo quindi lasciati sedurre da un profumo che pervade svariati negozi del centro: quello del tartufo. Abbiamo approfittato della cordialità dei perugini, godendo peraltro della simpatia della loro inflessione dialettale, simile a quella toscana. Un venditore di prodotti alimentari tipici ci ha illustrato una delle sue giornate tipo, alla ricerca del pregiatissimo tubero, sulle colline umbre, soprattutto nella zona di Norcia. Siamo rimasti affascinati dalla sua conoscenza di talune astuzie al riguardo, svelateci in parte. Ma, in particolare, dall’affetto con il quale ha addestrato, all’uopo, il suo cane: utilizzando, cioè, un metodo decisamente più rispettoso – dell’animale – di quello adottato da alcuni suoi “colleghi”, che tengono la bestia a digiuno per interi giorni, prima di portarla con sé nei boschi.
Il tartufo è il principe della tavola umbra, in ogni stagione: quello estivo ha un interno chiaro; quello invernale, più scuro. Nei negozi alimentari non c’è che l’imbarazzo della scelta sul vasetto di salsa tartufata da acquistare, di varie dimensioni e prelibatezza. E non ci è mancata occasione di assaggiarne il gusto in svariati piatti tipici della zona, perfino sulla pizza. Ottimo anche il cinghiale, del quale è ricco l’habitat boschivo. Cucinato in varie modalità, esso arricchisce ulteriormente la cucina locale. Ovunque ci si trovi, l’Umbria è una regione da visitare assolutamente: la sua posizione geografica – centralissima – offre poche giustificazioni per non farlo!
Le immagini: vedute di Assisi (recente e da una cartolina degli inizi degli anni Sessanta, curiosamente quasi uguali, in quanto riprese da un punto di vista identico) e una foto del tartufo nero di Norcia.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno X, n. 116, agosto 2015)
LucidaMente ha pubblicato altri articoli su Assisi e Perugia, soprattutto sulla celebre “marcia”, tra i quali: Giuseppe Licandro, Il rapporto tra mezzi e fine in Aldo Capitini; Giuseppe Licandro, Non sono troppi 24 miliardi spesi per le armi?; Giuseppe Licandro, «Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai!»;Viviana Viviani, Una lettera indirizzata a chi ideò la Perugia-Assisi.