Un nostro lettore denuncia i favoritismi, nepotismi e raccomandazioni che “ingessano” la nostra società
L’integrazione europea funziona se alla base c’è un’economia liberale e gli Stati costituenti sono vere democrazie dove il capitale umano, in particolare il merito intellettivo, sia avvantaggiato. In una società del genere, chi merita va avanti. In Italia, non solo al Sud, la società è ingessata e, nel settore pubblico in particolare, vanno avanti i raccomandati.
C’è una netta linea di demarcazione: di qua i “segnalati” con scandalose corsie preferenziali e di là gli altri (the others). La meritocrazia è un serio pericolo in una società che fa del privilegio per nascita il cardine della sua struttura. Ciò non regge di fronte alla competitività internazionale, dove, invece, i migliori primeggiano. Da noi vassalli, valvassori e valvassini son pronti a proteggere familiari e amici, con l’arma più ignobile e potente: la raccomandazione. Conosco numerosi ragazzi che nei licei hanno pagelle piene di nove e di dieci. Molti sono figli di docenti che insegnano appunto nei licei. Possibile che nessun preside si chieda perché dei giovani hanno il massimo dei voti in tutte le materie, ma nelle prove “Pisa” in matematica e in test internazionali hanno i peggiori risultati?
Perché i presidi dei vari istituti non si fanno un giro nelle classi a interrogare gli alunni a caso? Da professore universitario, ricevendo le tesine che gli studenti mi presentavano, mi avvilivo nel leggere frasi con gravi errori grammaticali, verbi usati in modo improprio, per non parlare della punteggiatura, dell’uso del singolare e del plurale, della virgola tra soggetto e predicato verbale… e la minuscola dopo il punto. Questi universitari avevano conseguito ottimi punteggi alla maturità. Fino a quando illuderemo noi stessi e i nostri figli, nascondendo il baratro profilatosi davanti a noi? La raccomandazione è discriminazione sociale ed è falso ideologico. Possibile che i partiti politici di qualunque schieramento non lo sottolineino?
Per esempio, gli assistenti dei nostri parlamentari sono stati scelti per merito o per parentela? I figli dei giudici (e consorti) cosa fanno nella vita? Appartengono forse alla schiera dei giovani disoccupati? I dirigenti Rai sono stati scelti per merito, per dna, o per appartenenza partitica? I tanti potenziali falliti, per non dire ladri, che occupano posti dirigenziali presso le istituzioni pubbliche come le Regioni, le Asl e le Università, sono stati forse scelti per merito? Uno Stato corrotto, dove mafia e illegalità a tutti i livelli la fanno da padrone, per tenersi a galla deve prostrarsi davanti alle istituzioni europee, come una volta nei confronti degli Stati uniti e del loro Piano Marshall.
Giuseppe C. Budetta
(LucidaMente, anno X, n. 115, luglio 2015)