Le dichiarazioni di “Tenera Valse”, ex docente in un liceo romano. Non solo come sex worker guadagna molto di più, ma anche la compagnia è migliore e più… interessante
Crisi economica o maggiore libertà di costumi? Liberazione sessuale femminile o perdita dei valori tradizionali? Fatto sta che il cosiddetto “mercato del sesso” non conosce crisi (vedi l’ampissima inchiesta de la Repubblica.it Il ritorno delle lucciole italiane) e molti stereotipi sulle e sui sex worker, soprattutto connazionali, sono destinati a cadere.
Quasi centomila operatrici/operatori, in costante crescita, impegnate/i in questa attività, tre milioni di clienti abituali (ma si calcola che siano almeno nove milioni coloro che almeno una volta nella vita abbiano usufruito di prestazioni erotiche e/o sessuali a pagamento). Un fenomeno di cui LucidaMente si è già occupata (Prostituzione senza moralismi bigotti) e al quale si accompagnano nuove richieste, come essere riconosciute/i nel proprio lavoro, pagando le tasse, ma finendola con le discriminazioni (vedi Roma, il calendario delle sex worker: “Vogliamo nuova legge”). Insomma, molte/i considerano la prostituzione un lavoro come un altro. Anzi, a volte non solo più redditizio, ma anche più appagante.
In tale ambito, una delle esperienze più significative è quella di Tenera Valse (pseudonimo). Trentotto primavere alle spalle, per un po’ ha alternato il proprio lavoro di docente nella scuola pubblica – insegnava Latino e Greco in un liceo romano – con quello di sex worker, iniziato sei anni fa. Da qualche tempo ha optato senza rimpianti per il secondo. Tra l’altro, è autrice di un paio di libri: Portami tante rose (Cooper, 2010), “autobiografia” delle proprie esperienze sessuali, e il romanzo Anatomia della ragazza zoo (il Saggiatore, 2012).
In passato aveva affermato: «Mi sento un’insegnante quando mi prostituisco e una prostituta quando insegno». Oggi, in un suo interessante scritto (I miei sacri clienti amati con rigore calvinista) apparso sul n. 13 di pagina99we dello scorso 19 dicembre, ci offre una visione positiva e quasi luminosa della propria attività, a cominciare dall’incipit: «I professori non navigano nell’oro, è vero, eppure sono diventata sex worker perché volevo vivere una femminilità laica, scevra da moralismi […]. Cercavo calore e ispirazione, un vivere intenso, il mio natale infantile, non solo denaro».
Crollano pregiudizi e moralismi: «Dopo un mese di incontri a pagamento tutti i luoghi comuni sul cliente della prostituta di cui mi ero nutrita – perverso, sfruttatore, violentatore, abusante, pappone – erano caduti. […] Tutti normali acquirenti di un’ora di benessere e relax». Una rivoluzione copernicana per i bigotti nostrani, di destra, di centro e di sinistra: «È così grave moralmente, per due persone adulte, scambiarsi piacere e relax intimo a fronte di un compenso? Pare di sì. Il cliente di una prostituta viene additato e molto spesso perseguitato. La retorica del cliente abusante si basa sulla castrazione di una sessualità libera e consapevole. Ma il rapporto tra due persone adulte che si scambiano consensualmente un servizio sessuale a pagamento non è violenza, e, a meno che non si parli di tratta e di donne trafficate, il cliente non è un abusatore, la prostituta non è una vittima di abuso, anzi».
Meglio i “puttanieri” o i colleghi insegnanti? «Ho conosciuto persone straordinarie che con il mio lavoro di insegnante, talvolta claustrofobico, e penalizzante a livello di reddito, non avrei mai incontrato. […] Il lavoro sessuale è un lavoro, con occasioni di incontro e di scambio culturale e soprattutto umano come ogni altro lavoro». Dichiarazioni che possono apparire “sconcertanti” solo a bacchettoni, ipocriti e meno avveduti. La patente del buon gusto, dell’intelligenza, della responsabilità, o, al contrario, della volgarità, dell’immoralità, dello scandaloso, va (eventualmente) affibbiata senza pregiudizi. Anche nei confronti di Tenera Valse, delle altre sex worker e dei loro clienti.
Per un’intervista di Tenera Valse al programma Mediaset Le iene: http://www.iene.mediaset.it/puntate/2011/04/27/intervista-tenera-valse_6393.shtml.
Le immagini: copertine dei libri e foto tratte dal profilo facebook di Tenera Valse.
(n.m.)
(LucidaMente, anno X, n. 109, gennaio 2015)
La nostra rivista telematica LucidaMente ha spesso trattato la tematica-prostituzione, ospitando vari punti di vista sul fenomeno. Ecco alcuni link: il già citato Prostituzione senza moralismi bigotti; Vuoi una schiava asiatica? Eccola!; Ancora sulle escort…; Anche voi moralisti sul sesso?; Dal Brasile senza passione…; Come e perché si diventa una cam girl; Quelle ragazze coi pupazzi di peluche; I fantasmi della strada; Escort, emblema del degrado sociale; La prostituzione? Va rifiutata dalle stesse donne; Le “Escort 25” cantate da Immanuel Casto; …Fino alla “cybersexual addiction”; Il “sexting” contagia anche gli italiani. Minorenni compresi; Prostitute, clienti: racconti di un mondo quasi “a parte”; L’altra faccia della prostituzione; Di notte, in giro coi Fiori di Strada; Dall’Ecuador all’Ue: la tratta degli umani; Onlus bolognesi contro la tratta; I destini incrociati: “tratte” e prostitute.
Ma la prostituzione in Italia è già tassata; questo ai sensi dell’articolo 36 comma 34bis della Legge 248/2006, come chiarificato dalla Cassazione con le Sentenze n. 10578/2011 e 18030/2013. Il Codice relativo è 96.09.09 “Altre attività di servizio alla persona non comuni altrove”.
Cosa aspettano i sex workers ad aprire la partita IVA e pagare le tasse in merito?
Gentilissimo lettore, grazie per averci scritto e per l’informazione.
Probabilmente i sex workers vorrebbero una legge ad hoc perché affittuari, albergatori, ecc. con loro “caricano” le tariffe.
E’ difficile dibattere sull’argomento in un paese racchiuso in un’etica falsa e assolutamente anti-libertaria. Eppure qualcosa va detta a riguardo. 1. La prima e fondamentale libertà dell’uomo è la gestione autonoma, volontaria, assoluta del proprio corpo e la cultura sa bene che questa è la peggiore punizione che possa essere inflitta, a parte l’esecuzione mortale. 2. Che cosa degrada una persona che si prostituisce? In altre parole si può parlare e discettare quanto si vuole su questa strana parola servita addirittura in molte salse: squillo, escort etc., ma alla fine non si arriva ad alcuna ragione vera e concreta che possa giustificare un giudizio totalmente o parzialmente negativo sull’attività … di fare all’amore! 3. Qual è il momento e l’atto che può definirsi prostituirsi? Oppure: Quanto volte deve essere ripetuto per poter applicare una definizione di prostituto/a a una persona libera? Due anni fa in un’indagine condotta a Berlino (protestante) risultò che il 67 % delle ragazze che frequentavano istituti d’istruzione superiore (licei, università et sim.) per mantenersi agli studi o per bisogni economici momentanei si prostituivano nei bordelli della città e SENZA alcuna conseguenza sulla FAMA PERSONALE. Altre indagini condotte in Danimarca e in Germania inoltre informano che donne senza lavoro trovano un cespite di guadagno nel fare le pornostar. E qui: Una pornostar deve essere considerata una prostituta? 4. Si parla di far pagare le tasse in quanto – attenzione! – si vuol far rientrare il FARE ALL’AMORE in un LAVORO DA PAGARE. E qui il discorso diventa davvero complicato e quasi impossibile da concludere, se non si ABBANDONA LA MORALE CATTOLICA CLASSICA…
A mio avviso è la nostra visione del mondo nella nostra cultura ormai superata che va cambiata e non la natura della persone o le loro attività ed è impossibile che ciò avvenga finché ci poniamo limiti culturali e psicologici inutili e dannosi.