Ci scrive un nostro lettore a proposito dei recenti, nuovi episodi criminali legati al calcio
Dopo gli ultimi fatti di cronaca legati al mondo del calcio, si è riaperto il dibattito sul pacchetto di provvedimenti da adottare per arginare il fenomeno violenza.
Le soluzioni prospettate: daspo a vita, tolleranza zero, flagranza differita, più telecamere, più forze dell’ordine, posti a sedere nominali, sono ottime, ma non bastano. Chi è deputato alla sicurezza, deve rendersi conto che la radice del problema non è di ordine pubblico, bensì sociale, educativo, psicologico, e per certi versi: psichiatrico. Il tifoso che ammazza per futili motivi, non va portato in carcere, ma al manicomio criminale. La violenza quale espressione di un disagio esistenziale non si sradica a suon di leggi repressive. Diciamolo chiaramente, una buona fetta di tifosi che si reca allo stadio non va per incoraggiare la squadra del cuore, ma per dar sfogo all’animale che alberga in sé.
Ergo, solo mediante la rieducazione civica degli squilibrati si può sperare di ridurre le conseguenze del branco. Qualora la strada risulti impraticabile, si creino specifiche aree delimitate da robuste sbarre in acciaio ove rinchiudere gli inguaribili maneschi. Proposta cinica e scandalosa? Affatto! Nel passato avevamo le arene, oggi gli stadi. Se non altro, si aggiungerà spettacolo a spettacolo.
Gianni Toffali – Verona
(LucidaMente, anno IX, n. 101, maggio 2014)