Il romanziere esordiente Gianluca Paolisso dà voce ai pensieri della famosa poetessa di Lesbo vissuta più di duemila anni fa: l’e-book “Saffo” (Karta Edizioni) indaga la più familiare, ribelle e inquietante delle passioni, l’amore
La delicatezza e l’ineffabilità dei sentimenti, l’unione di innocenza ed eros, la poesia intesa non come racconto oggettivo bensì proiezione dell’animo di chi la compone sono i temi di un e-book che presenta una protagonista tanto evocativa da costituirne il titolo: Saffo (Karta Edizioni, pp. 112, € 2,99). Si tratta di «un romanzo che nasce dalla consapevolezza di un amore rifiutato, da ciò che inevitabilmente si perde sulla strada della vita»: così lo scrittore Gianluca Paolisso, ventiduenne laziale, descrive l’ideazione dell’opera e il destino della sua eroina.
Lo scorrere del tempo, purtroppo, ha salvato solo alcune liriche della poetessa di Lesbo (640-570 a.C.) e proprio il mese scorso lo studioso Dirk Obbink dell’Università di Oxford ha reso noto un frammento di papiro del III secolo a.C. che ne riporta due mai conosciute prima: una scoperta unica che consente di avvicinarsi alla realtà di Saffo e dei lirici greci. Per la prima volta nella storia, oltre che nella letteratura, questi poeti della Grecia peninsulare e dell’Asia Minore, celebrano non più la guerra, l’epica di un popolo, l’eroismo individualista, ma un “io” orgoglioso e consapevole di sé. La loro posizione è tanto rivoluzionaria da spingere Enzo Mandruzzato (1924-2012), traduttore, latinista e grecista, ad affermare che proprio «con Saffo nasce, nel mondo della poesia, l’interiorità», il luogo delle emozioni esplorato dalla rilettura di Paolisso.
Come opera prima Saffo esprime una profonda sensibilità storica, anche se ancora da maturare. L’autore ci trasporta nel mondo del tiaso, un cenacolo di sole donne istituito per educare al matrimonio e al culto delle Muse. Si tratta di una piccola società al femminile, desiderosa di ascoltare gli insegnamenti della poetessa e di imparare i segreti di Eros, «dèmone non comune, un dèmone dalle mille risorse, un essere dai mille volti, un dado che rotola senza controllo». Saffo, maestra indiscussa che suggerisce come scoprire «la naturale capacità di provare emozioni», accoglie nel suo circolo giovani aristocratiche, non dà ordini, non usa filtri, non oppone resistenza: l’unico requisito è aver amato e amare, avere un cuore gentile, predisposto a comprendere le melodie di un arpeggio o la delicatezza di un verso.
«In un mondo in cui l’uomo la faceva da padrone – spiega l’autore – la donna cercava un suo spazio e una propria affermazione a livello sociale. Il tiaso permetteva alle ragazze di conoscersi e di scoprirsi nelle loro molteplici attitudini e capacità, ma soprattutto di imparare tutti i compiti del matrimonio. Finito questo apprendistato, esse tornavano al mondo esterno, pronte ad affrontare la vita al fianco di un marito e speranzose di divenire buone custodi della famiglia. Il rapporto omoerotico tra Saffo, la direttrice di questa comunità priva di uomini, e le allieve era inteso quindi come vera e propria educazione al futuro». Con un linguaggio penetrante, dinamico perché arricchito da una sapiente alternanza di parti monologiche e dialoghi serrati tra la poetessa e le ragazze, il padre, il fratello o il giovane Faone, l’autore ci conduce nel tiaso e nell’interiorità di Saffo, dove non vigono regole fisse, bensì solo la logica della passionee gli impeti dell’animo (in greco thymós, a indicare sia la sede fisica sia la forza dell’emozione) dai quali lei stessa, maestra di eros, viene travolta.
Le immagini: la copertina del libro Saffo; il quadro Nel giorno di Saffo (1904, olio su tela, 58,5×73,5 cm, Los Angeles, Jean Paul Getty Museum) di John William Godward (Wimbledon, 1861-Londra, 1922); una foto dell’autore.
(a.c.)
(LucidaMente, anno IX, n. 98, febbraio 2014)
Saffo organizzò a Mitilene un tiaso, in cui le fanciulle nobili imparavano la musica, la danza e la poesia: di qui la certezza che le donne greche nobili del VI secolo erano colte! Più che una scuola il tiaso era un luogo in cui le giovani vivevano con Saffo che curava la loro educazione, le amava teneramente, tanto che per alcune compose epitalami, quando lasciarono il tiaso per sposarsi. Attraverso queste poesie è possibile intuire la realtà del mondo tutto femminile del tiaso, animato dalla sensibilità e dal lusso raffinato di Saffo.