Una proposta per il mondo del lavoro, in tempi di difficoltà e precariato: il 25% degli incarichi presso gli enti pubblici da destinare ai giovani
L’approvazione in parlamento del provvedimento che prevede quote rosa nei consigli di amministrazione delle società per azione pubbliche e private è per tutti una buona notizia, indipendentemente dal giudizio che si possa dare dello strumento utilizzato. Favorendo l’accesso delle donne in importanti consigli di amministrazione, si scardina, infatti, quel circolo vizioso che vedeva dei cda delle principali aziende italiane rappresentanti del sesso maschile in assoluta preponderanza.
Questo provvedimento può avere inoltre qualche riverbero positivo proprio nel dibattito al quale sono più direttamente interessato, sulle difficoltà che i giovani incontrano per inserirsi nel mondo del lavoro, per poter realizzare le loro legittime aspirazioni e ambizioni, dibattito che riempie da mesi le pagine dei principali giornali italiani ed è al centro di numerosi studi di importanti università. Qualche settimana fa ho letto con particolare interesse gli articoli rivolti ai giovani che sono stati pubblicati sul Corriere della Sera, sia quello scritto da Trovato che descriveva le alterne fortune del praticante avvocato Roberto dall’Olmo, sia quello dei professori Alesina e Giavazzi che trattava dell’esclusione dei giovani nella società italiana in generale e nel mondo del lavoro in particolare. Tanto la testimonianza del giovane futuro avvocato cremonese, con il quale mi sono parzialmente identificato, essendo anch’io un giovane professionista, dottore commercialista per la precisione, quanto le riflessioni dei due professori, fotografano perfettamente la situazione di stallo della vita italiana, del mondo del lavoro, delle professioni e dell’impresa.
Un muro di gomma resistente e impermeabile, impenetrabile per chi non appartiene alle categorie protette dei lavoratori a tempo indeterminato ovvero ai circoli ristretti dei soliti noti. Eppure qualcosa si potrebbe fare, come fanno Alesina e Giavazzi nel loro articolo, rivolgendo alcune proposte a favore dei giovani per non scoraggiarli, suggerendo ad esempio di ridurre il prelievo fiscale nei loro confronti o anche prevedendo le quote giovani nei cda delle società quotate o negli ambienti della politica e della burocrazia; anch’io vorrei fare una semplice proposta volta a favorire l’inserimento dei giovani nel mondo dell’impresa e delle professioni: riservare una quota del 25% delle migliaia di incarichi di Enti pubblici, Amministrazioni locali, Tribunali, Asl e consorzi vari a giovani professionisti (medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, ecc.) e imprenditori under 35, anziché ai consueti professionisti, ovvero imprenditori di lungo corso, che la loro strada hanno già percorso, come dimostra l’età media alta che normalmente li accomuna, e oggi costituiscono un tappo alla crescita ed all’affermazione delle nuove generazioni.
Questa semplice proposta, attuabile a costo zero, con una legge di un solo articolo che preveda l’inserimento di una quota minima del 25% per l’assegnazione dei posti, bandi, incarichi pubblici a persone con meno di 35 anni, ovvero realizzabile anche mediante un semplice indirizzo di questo tipo assunto da chi amministra ed effettua nomine in enti pubblici, avrebbe diversi effetti positivi:
- consentirebbe ai giovani un reddito quantomeno adeguato a cominciare una vita fuori dalla propria famiglia;
- permetterebbe di fare esperienza professionale sul campo;
- porterebbe una ventata fresca e nuovo vigore in ambienti spesso alquanto assopiti e stantii;
- e prima di ogni altra cosa dimostrerebbe che in Italia il destino dei giovani sta davvero a cuore, coi fatti e non con le parole, a chi fa politica e pro tempore governa il paese e le grandi aziende; riportando così i giovani ad avere fiducia nelle istituzioni e nell’intera classe dirigente.
Certo, in un Paese normale, i giovani dovrebbero farsi strada con le proprie forze, senza chiedere a chi gli sta davanti di accostare per lasciarli passare, ma l’Italia purtroppo non lo è più da molti anni, e chi sta davanti spesso non è disponibile a lasciare strada e soprattutto non gioca ad armi pari. Si tratta di una proposta semplice, ma efficace, una riforma della prassi pubblica a costo zero, ma dal grande significato per le giovani generazioni.
Francesco Castria
Direzione nazionale del Partito socialista italiano (Psi)