Le “out of body experience” sono proiezioni astrali o, più semplicemente, distorsioni della percezione sensibile individuabili in specifiche aree del cervello? Tentiamo di fare chiarezza e di fornire gli strumenti per saperne di più
Con la sigla inglese Oobe (out of body experience) si tende a indicare, comunemente, tutte quelle esperienze nelle quali una persona ha la sensazione di uscire dal proprio corpo, con la percezione di proiettare la propria coscienza oltre i confini fisici. Alcuni pazienti riferiscono di aver fluttuato fuori da se stessi, assistendovi da un punto di osservazione esterno (autoscopia). Come si spiegano questi strani fenomeni, che almeno una persona su dieci ritiene di aver vissuto?
Esperienze del genere sono riferite generalmente da pazienti con focolai epilettici, durante fasi di psicosi schizofreniche, depressive, nevrosi isteriche o come conseguenza del consumo di sostanze psicoattive, nelle intossicazioni da Lsd o mescalina, in alcuni stadi del sonno ipnagogico e ipnopompico o successivamente alla somministrazione di farmaci quali la ketamina. Questa, infatti, è un anestetico dissociativo derivato dalla fenciclidina che, in certi casi, può portare ad avere allucinazioni visivo-uditive, accompagnate dalla percezione di entità disincarnate, apparenti visioni (confuse) del futuro e del proprio corpo dall’esterno. Nel momento del risveglio, il soggetto interessato può provare eccitazione, con sogni vividi (piacevoli o spiacevoli) associati o meno ad attività psicomotoria, che si manifesta con sintomi di confusione mentale e comportamento irrazionale.
Studi eseguiti su alcuni pazienti, ormai parte della letteratura medica, provano che stimolando elettricamente la corteccia del giro angolare destro del cervello si ottengono risposte esperienziali allucinatorie. È il caso di una donna di 43 anni, affetta da epilessia del lobo temporale destro (similmente ai tumori cerebrali), che, dietro sollecitazione, riferiva di trovarsi nella sua cucina e di sentire il figlio che giocava in giardino, il tutto accompagnato dalla preoccupazione reale che il bambino potesse farsi male correndo (cfr. Wilder Penfield, Il mistero della mente, Vallecchi). Attraverso lo stimolo elettrico di alcune porzioni della corteccia cerebrale (giro angolare destro) si producono costantemente risposte esperienziali di uscita dal corpo. Le prime pressioni producono la sensazione di sprofondare nel letto o di cadere dall’alto, mentre le successive scariche, date con maggiore intensità, generano la visione di se stessi distesi oppure, riferiscono alcuni pazienti, di luce diffusa, con la percezione di fluttuare all’altezza del soffitto (cfr. Jane E. Aspell, Olaf Blanke, Bigna Lenggenhager, Multisensory perception and bodily self-consciousness, in www.ncbi.nlm.nih.gov).
Da queste osservazioni cliniche si evince che le esperienze fuori dal corpo sono illusioni somatosensoriali che possono essere indotte sperimentalmente mediante la sollecitazione elettrica di specifiche porzioni cerebrali. Opportune stimolazioni riescono a produrre potenti dissociazioni allucinatorie: il paziente può avere coscienza di essere in sala operatoria e contemporaneamente rivivere un episodio del proprio passato, o credere di trovarsi da un’altra parte, indipendentemente dalla sua volontà. Anche lesioni del lobo temporale sinistro (o, più semplicemente, stimolazioni) possono provocare allucinazioni audiovisive. Tali disturbi sono stati riscontrati in soggetti con epilessia temporale, caratterizzati da religiosità eccessiva, ipergrafia, ipermoralismo, convinzione assoluta di possedere un importante destino, senso di grandezza, iposessualità. Numerosi studi di neurofisiologia, poi, dimostrano che anche la corteccia parietale posteriore, se stimolata o lesionata, è responsabile dei fenomeni Oobe.
Rilievi clinici indicano che danni cerebrali o traumi temporanei – per esempio, dopo un incidente – inducono importanti e specifiche alterazioni della consapevolezza corporea: tra queste, la convinzione che il proprio fisico appartenga ad altri individui, oppure la sensazione di esservi al di fuori, osservando sé e lo spazio circostante da un punto di vista esterno, certi di essere svegli. Tali esperienze non sono limitate alle popolazioni cliniche stimolate o lesionate, ma si possono manifestare, talvolta, anche in individui senza patologie.
Alterazioni della consapevolezza corporea simili alle Oobe qui descritte sono riportate dai praticanti di alcune tecniche di meditazione con processi di suggestione individuale e collettiva: il fenomeno è autoindotto attraverso la deprivazione del sonno e si manifesta esclusivamente all’interno della cultura religiosa di appartenenza. L’insieme delle aree cerebrali deputate all’identità personale di cui abbiamo parlato sono la corteccia prefrontale mediale, il precuneo, l’insula anteriore, l’ippocampo e altre strutture del cervello più antiche (cfr. Olaf Blanke, Theodor Landis, Stéphanie Ortigu, Margitta Seeck, Stimulating illusory own-body perceptions, in https://hpenlaboratory.uchicago.edu).
È importante ricordare lo studio Firs tout-of-body experience induced in laboratory setting (pubblicato su Science, n. l, 2007), diretto da Bigna Lenggenhager, della Scuola politecnica federale di Losanna, e da Henrik Ehrsson, dell’University college di Londra. Nell’esperimento i partecipanti hanno indossato speciali occhiali per visioni tridimensionali, attraverso i quali hanno visto, posta a una distanza di due metri, la propria immagine mentre la stessa era simultaneamente ripresa da una telecamera dietro di loro. Durante le proiezioni, la schiena veniva toccata diverse volte con un bastoncino, in modo da osservare quanto accadesse (in diretta, per così dire) sulla figura virtuale. Quando, poi, ai partecipanti è stato chiesto in quale punto si trovassero della stanza, quasi tutti hanno indicato la posizione virtuale.
Gran parte dei volontari, quindi, ha avvertito una dissociazione dal proprio corpo. Questo studio fornisce una sperimentazione scientifica dell’origine delle Oobe: alla loro base vi sarebbe una disconnessione fra i circuiti cerebrali che elaborano le informazioni sensoriali. I ricercatori hanno dunque concluso che la percezione che una persona ha di se stessa può essere manipolata attraverso una serie di stimoli, per cui l’unità spaziale e la coscienza del corpo dipendono dai meccanismi che si generano in alcune porzioni del cervello. Questi fenomeni sono definiti anche disturbi della coscienza e possono essere classificati in: depersonalizzazione autopsichica, nel caso in cui un paziente percepisca le proprie azioni come non appartenenti a sé; depersonalizzazione somatopsichica, quando un soggetto sente il proprio corpo distaccato e lontano; depersonalizzazione allopsichica, se si vive una condizione in cui è lo spazio a essere percepito come estraneo.
I racconti dei fatti apparentemente vissuti avvengono generalmente in contesti di disfunzione cognitiva e, oltre a essere ricostruiti a posteriori, possono essere adattati, da chi ascolta, a svariate situazioni, spesso lontane dall’evento narrato. Se, per esempio, il paziente riferisce di oggetti di forma irregolare e diversi colori, la descrizione potrebbe adattarsi a una infinità di cose presenti ovunque, tale da far ritenere di aver vissuto esperienze misteriose. Il neurotrasmettitore responsabile di questi fenomeni è la 5-metossi-dimetiltriptamina (Dmt), associata anche a varie distorsioni tempo-spazio e a particolari allucinazioni. Quanto si osserva durante le Oobe, dunque, altro non è che il frutto della propria mente e la conseguenza di un’iperattività anomala di alcune porzioni del cervello (cfr. Armando De Vicentiis, Viaggio fuori dal corpo, in www.cicap.org).
Per un discorso più tecnico e articolato cfr.: Aa.Vv., Surge of neurophysiological coherence and connectivity in the dying brain, in www.pnas.org; Edoardo Boncinelli, La vita della nostra mente, Laterza; Marco Cappadonia Mastrolorenzi, Ai confini tra la vita e la morte, in www.lucidamente.com; Charles Q. Choi, Oltre la soglia: le basi biologiche delle esperienze di pre-morte, in www.lescienze.it; Franco Fabbro, Neuropsicologia dell’esperienza religiosa, Astrolabio Ubaldini; Svelato mistero dei “viaggi nell’aldilà”, cervello funziona per 30’’ dopo arresto cardiaco, in www.repubblica.it.
Le immagini: percezione distorta del proprio corpo; rappresentazione di un viaggio astrale; rappresentazione e mappa del cervello umano.
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
(LucidaMente, anno VIII, n. 94, ottobre 2013)
Capisco che con la pubblicità si guadagna… ma almeno non mettetela davanti alla lettura, o almeno che si possa chiudere!!!
Gentilissimo lettore, è un inconveniente che ci hanno segnalato in molti, ma facilmente risolvibile.
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Il direttore
Come al solito la scienza si ferma dove non sa dare spiegazioni: le NDE o le OBE non sono allucinazioni del cervello in punto di crisi, ma un vero stacco del corpo animico da quello fisico rimanendone collegato pero attraverso un cordone fluidico che tiene in vita il corpo, e la persona viaggia realmente fuori del suo corpo e fuori dall ambiente in cui si trovava, andando anche in altri posti, per poi ritornare all interno del proprio corpo… episodi simili sono stati studiati da decenni e gli stessi medici e anestesisti non possono dare a questo fenomeno appellativo di “allucinazione del cervello” in quanto in molti casi il cervello è spento completamente, non da ne riceve segnali… quindi ne deducono che una tal parte di ciò che vive e ragiona della persona si stacca dal corpo realmente, oltretutto chi si è accorto che non si tratta di una pazzia del cervello sono stati gli stessi medici e soprattutto anestesisti.
“…non sono allucinazioni del cervello in punto di crisi, ma un vero stacco del corpo animico da quello fisico rimanendone collegato pero attraverso un cordone fluidico che tiene in vita il corp…”
Gentile signor Riccardi, sarebbe gentile da citare la fonte di questa affermazione? Grazie, vorrei approfondire tanto il concetto di cordone fluidico.
Il metodo scientifico, ideato da Galilei, è l’unico metodo utilizzato ovunque serve un approccio scientifico razionale, il metodo è semplice: ipotesi -> pianificazione esperimenti -> esecuzione e controllo, studio e raccolta dei risultati e dei riscontri -> conclusioni.
Nel caso di esperimenti ” proibiti”, rischio vita paziente o impossibilita oggettiva, si attende la conferma da eventi naturali previsti. p.e la Teoria della relatività generale. ha avuto una conferma esperimentale durante l’eclisse totale del 29 maggio 1919.
L’ipotesi, compresa quella del ” corpo animico”, rimane una fantasia fin quando non ci riesce a ideare un esperimento o individuare un fenomeno naturale osservabile che lo confermi o lo smentisca.
Come si toglie la pubblicita’ da sopra all’articolo ?
Grazie per continuare a seguirci.
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