Ospitiamo un intervento del Partito umanista, contrario alle svendite del patrimonio industriale italiano
Come fatto in Grecia e in Portogallo, dove sono state vendute all’estero aziende strategiche per quei paesi (telecomunicazioni, energetiche e molte altre), ora Enrico Letta vuole dare un “segnale forte” al mondo: “venite pure a comprare le aziende italiane!”.
Letta proseguirà la campagna di svendite come fece Romano Prodi negli anni Novanta e di cui sappiamo il tragico risultato, ovvero creare una massa enorme di disoccupati, dipendere maggiormente dalle importazioni, perdere conoscenze e autonomia, togliere gli utili di queste aziende dalle casse dello Stato e regalarli ad aziende estere e in definitiva togliere il futuro e il presente a chi vive in Italia. La vendita delle aziende in Grecia e Portogallo ha peggiorato la situazione già disastrosa in cui essi versano, ora ormai a livello di emergenza umanitaria, grazie alle regole dell’eurozona e dell’austerità; per cui la ricetta proposta da Letta sappiamo già dove porta: al baratro del Paese. La ricetta di Mario Monti già ci ha messo al ciglio del baratro e ora quella di Letta ci darà l’ultimo calcio per cadervici dentro completamente.
Quello che serve è reindustrializzare l’Italia, che negli ultimi 25 anni è stata deindustrializzata su pressione di altri governi di altri paesi europei che hanno determinato le regole dell’eurozona svantaggiose per l’Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia e anche Francia. Il governo italiano è uno strumento del popolo italiano e deve rappresentare gli interessi del Paese; se questo non avviene, ne consegue che non siamo più in una democrazia. Dato che i vincoli imposti da alcuni governi di alcuni paesi europei attraverso la Commissione europea hanno determinato lo sfacelo dell’industria, del lavoro, della qualità della vita, soprattutto nei paesi del Sud dell’eurozona, ma anche della maggioranza del popolo tedesco e olandese, essi sono vincoli illegali da non considerare.
Quindi l’Italia dia il buon esempio, attui politiche espansive, di investimento verso l’industria, i giovani, il lavoro, la sanità, l’ambiente, la tutela del territorio, ritornando a essere sovrana sul proprio territorio. Sono da abbandonare immediatamente le direttive guida imposte dalla Commissione europea, che sono: il divieto ad avere un debito pubblico oltre il 60%; il tetto del 3% del deficit; il divieto di immettere liquidità nel sistema. Questi dogmi hanno sacrificato milioni di famiglie e aziende e diritti in Europa, rivelandosi una “ricetta” disastrosa e criminale.
Partito umanista
(LM EXTRA n. 30, 16 settembre 2013, supplemento a LucidaMente, anno VIII, n. 93, settembre 2013)