Cronaca di una giornata trascorsa nella quotidianità dei monaci benedettini vissuti nel Medioevo. Una natura tanto suggestiva quanto pericolosa, se affrontata senza l’ausilio di guide specializzate
Mont Saint Michel, ultima terra emersa – normanna – al confine fra Normandia e Bretagna, è uno dei luoghi più suggestivi al mondo: un complesso medioevale; un antico monastero benedettino, circondato o isolato da una distesa di acqua che appare senza confini, a seconda dell’influenza delle maree. Per visitarlo, abbiamo approfittato delle frequentissime e caratteristiche navette: piccoli bus costruiti in legno con una cabina di guida davanti e una dietro.
È mezzogiorno, eppure non sembra: il cielo è coperto da grosse e minacciose nubi che oscurano il paesaggio; soffia un vento forte e la temperatura non supera i 15 gradi; una moltitudine di gabbiani vola appena sopra di noi, stridendo in un verso più umano che animale. Non è ancora giunta l’alta marea. Intorno a noi, il paesaggio pare disegnato con diverse sfumature di grigio: la rocca, le mura di cinta e perfino il cielo. Abbassiamo lo sguardo, ma il colore non cambia. Ovunque scorgiamo fango melmoso simile ad argilla: è il fondo marino privato dell’acqua. Qua e là, boe e piccole imbarcazioni giacciono come corpi adagiati su un letto, in attesa che la linfa vitale li desti. Quella distesa grigia si interrompe improvvisamente: una coppia di sposi in abito bianco si sta facendo immortalare in questo luogo senza età. Poco più in là, un gruppo di turisti orientali, con piedi nudi e grigi, osservano incuriositi una guida poco distante da loro: ha il corpo immerso nel fango fino al petto e sta mostrando loro l’effetto “sabbie mobili” di quel terreno; tanto pericoloso che è vietato addentrarcisi senza il supporto di un esperto.
Percorsi pochi metri, entriamo nella prima cinta di mura. Per un attimo, ci sembra di essere a San Marino: stesso incessante via vai di persone che affollano la strada strettissima; stesse variopinte vetrine che colorano le mura. Più avanti si erige la scalinata che porta al monastero. Un gruppo di ragazzi vi si è seduto; le gambe affaticate ma il palato deliziato da profumatissime crèpes. Entriamo nell’abbazia, costruita nell’anno 966, quando dodici monaci benedettini arrivarono sul monte per farne un importante luogo di celebrazione del culto di San Michele.
Visitiamo la chiesa abaziale e il complesso di edifici romanici denominato Merveille: di immane interesse storico, in parte distrutti durante la “Guerra dei cent’anni”. Iniziamo dal dormitorio e dal sottostante ambulacro. Tra due arcate dell’ossario impera un montacarichi dell’epoca, necessario ad assicurare il rifornimento dei viveri alle prigioni. Attraversando il chiostro, giungiamo al refettorio: qui i monaci nutrivano il corpo e l’anima, alla sola luce del giorno; in un silenzio rotto solo da una lettura che doveva ispirare la meditazione collettiva. Al piano sottostante si trova la “sala degli ospiti”, ricca di particolari ed enormi camini. Infine, situata sotto al chiostro, la “sala dei cavalieri”, ideale scriptorium per la copiatura a mano dei testi antichi.
Terminiamo la visita al monastero a pomeriggio inoltrato. Procedendo verso l’uscita, ci accorgiamo con meraviglia che anche quel giorno la Luna e il Sole hanno compiuto il loro miracolo: i solchi melmosi del mattino sono stati interamente ricoperti dall’acqua, che scorre come un fiume in piena. Ora le boe e le barche galleggiano perfettamente. Restano visibili ancora pochi punti del fondo marino; irrorati velocemente da piccoli flussi d’acqua, risucchiati in piccoli vortici. Diamo così – finalmente – una sequenza progressiva a tutte le informazioni dateci poco prima: l’attrazione gravitazionale esercitata sull’oceano da Sole e Luna; le ampiezze delle maree – fino a 15 metri –, che avanzano alla velocità di un cavallo al galoppo; il fenomeno dell’insabbiamento; la raccomandazione di non addentrarsi con leggerezza in quei luoghi che possono rivelarsi molto pericolosi. E noi, di esortazioni, ne aggiungiamo un’altra: quella di non rinunciare a una visita a Mont Saint Michel.
Le immagini: una coppia di sposi sul fondale marino e Mont Saint Michel visto dall’alto con la bassa marea.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno VIII, n. 92, agosto 2013)