La condanna definitiva per frode fiscale mette in grave difficoltà Silvio Berlusconi, ma il futuro politico dell’Italia si prospetta ancora incerto
Silvio Berlusconi si trova adesso nelle stesse condizioni di Agilulfo, il protagonista del romanzo di Italo Calvino Il cavaliere inesistente (Einaudi), che, pur essendo morto, si mantiene in vita soltanto grazie alla sua forza di volontà. La Corte di cassazione, infatti, ha emesso la sentenza definitiva nel processo sui diritti Mediaset e lo ha riconosciuto colpevole di frode fiscale, condannandolo a quattro anni di reclusione, anche se ha annullato l’interdizione dai pubblici uffici, che dovrà essere rideterminata dalla Corte d’appello di Milano.
Grazie all’indulto del 2006, la pena da scontare si ridurrà a un anno: il settantasettenne leader del Popolo della libertà, perciò, potrà evitare il carcere, ottenendo gli arresti domiciliari o l’affidamento ai servizi sociali, ma dovrebbe comunque perdere il titolo di “cavaliere del lavoro” assegnatogli nel 1977. Berlusconi rischia ora l’interdizione dai pubblici uffici e l’espulsione dal Senato, ma, come ogni “buon caimano” che si rispetti, tenterà di restare a galla con tutte le sue forze, anche a costo di paralizzare il Paese. Il Pdl potrebbe, ad esempio, togliere il proprio sostegno al governo Letta, ma lo scioglimento anticipato delle Camere non gioverebbe a nessuno, perché le eventuali elezioni autunnali cambierebbero poco i rapporti di forza tra Pd, Pdl e M5s. È possibile, quindi, che l’attuale maggioranza rimanga compatta ancora per qualche tempo, anche se non è facile prevedere gli ulteriori sviluppi dello scenario politico.
La storia dei processi intentati a Berlusconi è paradigmatica dei limiti del nostro sistema giudiziario. Dal 1989 a oggi sono state 34 le inchieste che lo hanno visto coinvolto: oltre alla condanna per frode fiscale, 14 sono state le indagini conclusesi con un’archiviazione, 8 volte c’è stata l’assoluzione, in 7 casi è scattata la prescrizione del reato, in 2 processi l’assoluzione è avvenuta per intervenuta modifica della legge sul falso in bilancio, 2 volte i reati si sono estinti per amnistia, 3 sono stati i processi nei quali è stato condannato in primo grado e 4 i procedimenti ancora in corso (cfr. Processi Berlusconi, in www.blitzquotidiano.it). I suoi seguaci hanno sempre gridato al «complotto delle toghe rosse», ma il fondatore della Fininvest ci pare abbia fatto parte di quel sottobosco di imprenditori rampanti e di uomini politici senza scrupoli, comparsi tra gli anni Settanta e Novanta, che ha contribuito a stravolgere il Paese, relegandone in soffitta i valori costituzionali.
Sul piano storico-politico, ci chiediamo come sia stato possibile che un personaggio così controverso, legato alla Loggia P2 e largamente compromesso con la classe dirigente della Prima Repubblica, abbia vinto tre volte le elezioni politiche (1994, 2001, 2008) e abbia presieduto quattro governi, detenendo il potere complessivamente per quasi nove anni. Una parte consistente dell’elettorato italiano si è indubbiamente identificata nei tratti istrionici e amorali di Berlusconi, confidando nelle sue promesse e cedendo alle sue lusinghe. Salvo poi ricredersi, quando la crisi economica ha travolto l’Italia, sbugiardandone le declamazioni di ottimismo profuse a piene mani e relegando definitivamente in soffitta il sogno di «un nuovo miracolo italiano» da lui astutamente reclamizzato.
Responsabile della sua ascesa e dei suoi trionfi, tuttavia, è stata anche buona parte dei suoi avversari (Ds e Pd in primis), che lo ha legittimato nei momenti più difficili e ne ha condiviso talune idee di fondo, supportandolo in varie circostanze (modifiche costituzionali, attacchi alla magistratura, tagli alla scuola pubblica, privatizzazione dei servizi, ecc.). Non sappiamo cosa farà adesso l’ex Cavaliere, né ci interessa molto. Ci stanno più a cuore le sorti della nostra democrazia, che è minacciata da chi vorrebbe sconvolgere la Costituzione italiana, introducendo il presidenzialismo (un altro dei leitmotiv di Berlusconi). A tal proposito, invitiamo i lettori a firmare l’Appello contro il ddl di riforma costituzionale promosso da il Fatto Quotidiano, che ha già superato le 190 mila sottoscrizioni.
Le immagini: una composizione fotografica dell’autore dell’articolo; la prima pagina della Costituzione italiana, tratta da uno dei tre testi originali custoditi nell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica (fonte: www.quirinale.it/).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno VIII, n. 92, agosto 2013)
Riassunto esemplare di una vicenda allucinante, incredibile. Ne esce un’Italia civilmente miserabile.