Volete imparare anche voi a fare previsioni sul futuro? Ecco alcune regole elementari degli indovini più famosi per stupire chi ci crede e ottenere il successo
Chi, a posteriori, cerca un riscontro di quanto indicato secoli fa dal presunto veggente Nostradamus (Michel de Nostredame, Saint-Rémy-de-Provence, 1503 – Salon-de-Provence, 1566), esegue un lavoro di libera interpretazione, decodificando simboli generici e metafore del tutto incomprensibili e alterando il testo originario. All’epoca in cui egli scrisse i versi delle Centurie conveniva non essere diretti e chiari, soprattutto per il timore di rendersi vulnerabili ai fanatismi religiosi.
L’autore, quindi, oscurava volontariamente la propria scrittura, utilizzando giochi di parole e un’alternanza di lingue come il provenzale, il greco, il latino, l’italiano, l’ebraico e l’arabo. Si pensi che nella quartina che segue (I, 29) qualcuno ha visto l’arrivo degli extraterrestri: «Quando il pesce terrestre e acquatico / da forte onda sulla spiaggia sarà messo / la sua forma strana soave e orrenda / dal mare ai muri ben presto i nemici». Beh… più chiaro di così! Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 non è mancato chi (sempre a posteriori)si è sbizzarrito a trovare quartine profetiche che preannunciassero la sciagura terroristica (e vogliamo tralasciare le false strofe scritte dai contemporanei). In VI, 97 si legge: «Cinque e quaranta gradi il cielo brucerà / fuoco si approssimerà sulla Città Nuova / nell’istante grande fiamma espanse brucerà / quando si vedrà dei Normanni fare l’esperimento». «Cinque e quaranta gradi», diversamente da quanto è stato detto, non è la latitudine di New York, che in realtà si trova a quaranta gradi, ma di altre città quali Montreal, Ottawa, Lione, Milano e Torino. Dov’è l’indicazione precisa di New York? Dove sono i Normanni?
Prendiamo in considerazione altri versi da qualcuno riferiti alla tragedia del 2001(I, 87): «Un terremoto di fuoco dal centro del mondo / farà tremare attorno alla Città Nuova: / i due grandi blocchi lungo tempo guerra si faranno / quindi Aretusa di nuovo il fiume arrossirà». La «Città Nuova» può essere Nuova Delhi, oppure Napoli (dal greco Νεάπολις, «Nuova città») e il «centro del mondo» può indicare numerose soluzioni, ad esempio l’Occidente o il Medio Oriente. Perché si è pensato soltanto a New York? Cosa c’entra il personaggio mitologico greco Aretusa? In X, 49 ci sarebbe un’altra profezia sull’11 settembre: «Giardino del mondo vicino a Nuova Città / nella strada delle montagne vuote / catturato e nel tino immerso verrà / costretto velenose acque solforose berrà». Secondo alcuni, la «strada dalle montagne vuote» sarebbe New York privata delle Twin Towers. Complimenti per l’acume. (Per maggiori approfondimenti, cfr. Paolo Attivissimo, Nostradamus previde l’11 settembre?, in www.cicap.org).
Continuando con altri esempi, la quartina che segue nominerebbe addirittura Adolf Hitler: «Bestie favolose di forme, traghettanti fiumi, / da più parti del campo andranno incontro a Hister / in gabbie di ferro il grande le farà trascinare / quando nessuno osserverà la Germania». Peccato che «Hister» non abbia nulla a che vedere con Hitler. Sulle mappe romane, infatti, la regione del basso corso del Danubio veniva indicata come «Ister» o «Hister», ovvero con il nome antico del fiume. Il sistema delle profezie è sempre lo stesso, improntato alla vaghezza e all’indeterminatezza e arricchito da metafore e simboli: in questo modo, prima o poi, qualcosa si azzecca di sicuro, ma solo a fatto accaduto e dietro una fantasiosa, e più che bizzarra, interpretazione. Le quartine di Nostradamus non hanno riferimenti oggettivamente identificabili. In pochi casi egli fornisce rivelazioni riferendosi a una data ben precisa: tra questi, l’indovino avrebbe previsto il culminare di una lunga e selvaggia persecuzione religiosa per il 1792 (che non c’è mai stata), la distruzione totale della specie umana nel 1732 – ma ci siamo ancora – e un evento catastrofico per il 1999, anno che ha acquisito speciale fascino per l’eclissi di sole dell’11 agosto.
Le predizioni di Nostradamus si estendono fino al 3797, forse per aumentare le probabilità di successo, senza però fornire ulteriori indicazioni temporali precise sulla fine del mondo. Leggendo il testo integrale delle profezie, e non le sue interpretazioni, ci si rende conto che il fascino suscitato dalle Centurie è dovuto al linguaggio particolare con cui sono scritte: esse sono sibilline, magiche, confuse, poetiche, incomplete, simboliche, criptiche, ermetiche. Le quartine sono incomprensibili e sembrano avere un senso soltanto dopo che è accaduto qualcosa. In questo modo, chiunque può predire eventi e non esiste un ordine temporale di previsione.
Nostradamus usa una lingua tutta sua, intramezzando il testo con parole latine o greche, simboli, anagrammi, neologismi, termini composti nel modo più svariato e utilizzando spesso nomi di luoghi e persone. Scrivendo in modo oscuro e sibillino, egli non solo suscitava l’interesse dei lettori contemporanei (e futuri), ma si metteva al riparo da eventuali persecuzioni. La sua scrittura è ermetica e oscura semplicemente perché non voleva farsi capire: in generale, per centrare qualche previsione bisogna agire in modo che il calcolo delle probabilità sia dalla propria parte. Se volete seguire questa strada, azzardate tante supposizioni e se qualcuna si avvera parlatene con orgoglio, ignorando le altre. Siate sempre vaghi, ambigui, indeterminati. Espressioni come “sento che”, “potrebbe essere”, “vedo l’immagine di”, “forse”, “mi sembra di sentire” possono venire reinterpretate.
Parlate per simboli e metafore. Usate immagini di animali, fiori, nomi e iniziali: i creduloni potranno combinarle tra loro. Indicate sempre un’origine divina dei vostri presentimenti. Non vi preoccupate degli errori che farete, i seguaci non li prenderanno in considerazione, anzi si ricorderanno solo delle previsioni “giuste”. Anticipate catastrofi: profezie del genere diventano di gran lunga le più celebri, perché vengono ricordate più facilmente. Se vi capita di avanzare ipotesi a fatto accaduto, ma volete far credere che esse lo abbiano preceduto, sbagliatevi quel tanto che vi faccia apparire incerti sui dettagli; una premonizione precisa è sospetta. Credere al magico è un bisogno della nostra sfera irrazionale, ma anche parte della cultura di ognuno di noi. Quanti vorrebbero avere notizie sul proprio futuro, sull’amore, sul lavoro o sapere se esiste una cura per una brutta malattia? Non trovando risposte scientifiche, ecco che in molti nasce il bisogno di avere comunque un riscontro, vero o inventato, con la conseguenza di rivolgersi a chi promette soluzioni: veggenti, sensitivi, guaritori.
Nonostante le evidenze dimostrino che Nostradamus (insieme ad altri indovini) non abbia realmente predetto nulla nelle Centurie, sono sempre tanti i seguaci e i credenti di simili assurdità. Inoltre, c’è anche chi continua a sostenere la veridicità dei suoi vaticini e asserire che se la fine del mondo non è arrivata è da ricercare meglio in qualche altra parte del libro. Come si spiega questa ostinazione? In psicologia esiste un meccanismo del cervello, chiamato “dissonanza cognitiva”, per il quale due idee contrastanti serpeggiano insieme nella mente. In questo caso, da una parte sussiste la credenza nell’evento predetto e dall’altra la “bufala” vaticinata. Si viene quindi a creare, appunto, una dissonanza tra l’idea originaria e la nuova idea evidente. Ciò avviene, ad esempio, quando un tabagista, seppure al corrente dei danni che la sigaretta comporta, continua a fumare pensando, e sperando, che a lui non faccia male. D’altronde, non c’è quel vicino di casa che a 80 anni ancora fuma e va in bicicletta tutte le mattine?
Per saperne di più sui temi trattati, cfr. J. Randi, La maschera di Nostradamus, Avverbi, 2001; M. Polidoro, Grandi misteri della storia, Piemme, 2002; M. Polidoro, Enigmi e misteri della storia, Piemme, 2013.
Le immagini: un ritratto di Nostradamus (1614 circa, olio su tela, 16×18, Aix-en-Provence, Biblioteca Méjanes) di César de Nostredame (1553-1630?); una copia di una tradizione inglese delle Centurie conservata alla Nixon Medical History Library dell’Università del Texas; una foto delle Torri gemelle (fonte: http://it.wikipedia.org; autore: Yann Forget).
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
(LucidaMente, anno VIII, n. 91, luglio 2013)
Awesome post.