Dopo la sentenza di primo grado sul “caso Ruby”, che ne ha sancito la condanna a sette anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici, Silvio Berlusconi è di nuovo in difficoltà
A Silvio Berlusconi, nel processo di primo grado per il “caso Ruby”, è andata peggio del previsto: sette anni di reclusione per concussione e prostituzione, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Assurdo, tuttavia, tremare per le conseguenze che ne potrebbero derivare per il governo Letta, il quale al momento resta in piedi. Nell’Italia attuale, però, tutto è possibile: se si dissolvesse il governo, ci troveremmo di fronte alla conferma che la nostra politica è quanto di peggio possa capitare a un Paese che si vanta di essere modernamente civile.
Di sicuro il Popolo della libertà è stato spiazzato dalla sentenza del Tribunale di Milano: lo prova l’agitazione dei peones berlusconiani, tutti in prima fila a stigmatizzare il comportamento dei magistrati milanesi, come se si fosse trattato di una congrega di sadici torturatori. Gli amici del Cavaliere, in primis Alessandro Sallusti, hanno di fatto irriso i suoi avvocati difensori, tacciandoli, indirettamente, di incapacità nell’interpretazione della prassi giurisprudenziale: non sono veri avvocati, dunque, ma poveri allocchi che si sono fatti giocare da perfidi magistrati! Molti sostenitori di Berlusconi, però, non hanno letto, né quantomeno approfondito, le risultanze dell’inchiesta che hanno dato vita al procedimento giudiziario e alla sentenza di condanna sul “caso Ruby”.
È grave ritrovarsi continuamente addosso la figura di questo improvvisatore, venditore di sogni, che irride un glorioso Paese, si fa beffe della gente onesta, sempre pronto a negare ciò che poco prima aveva affermato, e che ama circondarsi di personaggi ambigui, perlopiù di giovani donne senza scrupoli, spesso poi riciclate in politica. Tuttavia, il suo successo elettorale è dipeso anche dalla pochezza degli avversari, che hanno fatto di tutto per perdere la propria credibilità. I partiti, del resto, hanno scippato da tempo una nazione derelitta, dove la meritocrazia si misura con il metro del servilismo. La bassa affluenza alle ultime tornate elettorali, comunque, lascia intendere che la gente è stanca e non vota più come prima…
L’immagine: foto di Silvio Berlusconi.
Dario Lodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)