Le morti di bambini scuotono le coscienze. E Barack Obama si schiera contro la National Rifle Association
New Mexico, Kentucky, Connecticut, Florida: questi gli stati americani che, negli ultimi mesi, sono state macchiati da sangue infantile. Diversi i retroscena, uguali i risultati: bambini uccisi da armi da fuoco detenute legalmente, per mano di coetanei o quasi. E, al di là dei minorenni, si stima che ogni giorno 270 cittadini statunitensi perdano la vita in questo modo.
«Il mio primo fucile» è lo slogan della Keystone Sporting Arm, un’azienda che costruisce fucili per bambini. La produzione si aggira attorno ai 60.000 pezzi all’anno e questo può darci un’idea di quanto sia radicata la mentalità delle armi nella popolazione nordamericana. Ma non è tutto: è stata da poco brevettata la prima arma in plastica realizzata con una stampante 3D. Il suo ideatore, Cody Wilson, l’ha battezzata Liberator, in onore delle pistole usa e getta che gli americani costruirono durante la seconda guerra mondiale. Per la prima volta negli Stati Uniti si solleva il pesante manto che copre il tabù delle armi. Gli interessi economici, in questo settore, hanno sempre soffocato le questioni morali; anzi, hanno trovato addirittura giustificazione nel diritto alla difesa, garantito espressamente dal secondo emendamento della Costituzione americana (i primi dieci emendamenti sono noti come Carta dei Diritti).
Ora però la questione sta venendo a galla in tutta la sua drammaticità: la morte di bambini innocenti non può lasciare indifferente la popolazione. Il presidente Barack Obama non ci sta: ha deciso di lanciare un appello su facebook contro una delle lobby più potenti degli Usa, che è peraltro personificazione della mentalità dominante. Sì, perché quello delle armi è un colosso contro cui nessuno si è mai voluto schierare. Pugnalate sono già arrivate dalle fila democratiche del Congresso, che hanno affossato la proposta sulla messa al bando dei fucili d’assalto. I componenti di entrambi i partiti sono preoccupati che il loro elettorato li punisca alle prossime elezioni. La tensione si respira soprattutto in Texas, dove di recente si sono svolte manifestazioni della National Rifle Association, la potente organizzazione che agisce a favore dei detentori di armi.
Obama ha così deciso di inaugurare il suo secondo mandato lanciando un messaggio forte, che crea scontento anche tra i democratici. Non si tratta soltanto di modificare una normativa: si tratta di cambiare un modo di pensare e di vivere, di dare un colpo di spugna alla tradizione, di mettere in discussione i principi fondamentali di un’intera nazione. Al momento, sembra che la protezione delle armi sia più importante di quella delle vite umane e che “l’uomo venuto da ogni dove” si trovi solo di fronte al Congresso, al Senato e alla Corte suprema federale, forse addirittura contro il suo stesso popolo. E può darsi che, stavolta, nemmeno lui ce la potrà fare.
Le immagini: in apertura, fotomontaggio da http://www.today.it/rassegna/armi-stati-uniti.html; all’interno del testo, la sede dell’Nra a Fairfax, in Virginia (fonte: Bjoertvedt), e il presidente Barack Obama (Official White House photo by Pete Souza).
Chiara Toneguzzo
(LucidaMente, anno VIII, n. 89, maggio 2013)
Complimenti, articolo molto interessante!
Grazie mille!