Quando una vendita promozionale denota la nostra arretratezza culturale sul rapporto uomo-donna: l’intervento di una nostra lettrice
Mattina. Sto facendo zapping a tempo perso. All’improvviso incappo in un canale di televendite promozionali. Uno di quelli che solitamente salto a pie’ pari. Ma non so perché, per una volta mi fermo lì. Forse si era semplicemente inceppato il telecomando… non lo so/non ricordo. Comunque, ecco che arriva la telepromozione.
Il prodotto in vendita è uno dei tanti, di quelli che cercano sempre di spacciarti come superofferta dell’anno. Ma è l’omaggio legato alla promozione ad attirare la mia attenzione: «…se nei prossimi minuti – il tempo ovviamente è un optional, è chiaro che bisogna precipitarsi immediatamente al telefono! – ordinerai la merce in vendita, insieme ad essa arriveranno a casa tua due prodotti in omaggio! Uno per lei e uno per lui!». Par condicio? Non direi. Comunque, si continua: «Per lui è previsto un rasoio ultima generazione appositamente creato per una rasatura eccezionale». Wow! Gli uomini non staranno più nella pelle per la mega offerta! E per lei, invece?: «Un set di stoviglie di marca pregiata – leggi “made in China” – per la cucina».
Bene, ora prendetevi cinque secondi di riflessione, poi rileggete l’ultima frase. Ci siete? Ok, ripetiamo: per lei, un set di stoviglie per la cucina. Per lei? A me sembra un prodotto per la casa, non per lei! Insomma… ma dove sta scritto che è la donna a dover stare per forza in cucina? A riprova di quanto detto (forse sono io a essere nata in una famiglia non convenzionale, ma dubito), specifico che nel mio caso entrambi i prodotti sarebbero stati per mio padre: se lui è in casa, guai a chi si avvicina ai fornelli!
Irene Astorri
(LucidaMente, anno VIII, n. 89, maggio 2013)
http://antifeminist.altervista.org/risorse/i_bambini_sono_stupidi.htm
http://antifeminist.altervista.org/misandria_malebashing/scarpe_sprox_5_7.htm
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http://antifeminist.altervista.org/analisimedia/mercificazione_corpo_donne.html
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http://antifeminist.altervista.org/multimedia/male_bashing_tv_1.htm
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http://antifeminist.altervista.org/multimedia/male_bashing_tv_2.htm
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http://antifeminist.altervista.org/multimedia/male_bashing_tv_3.htm
Un messaggio promozionale non brillantissimo, senza dubbio. Ma sbandierarlo come segno di non raggiunta parità tra i sessi è esagerato. Perché – mi domando – approfittare di ogni occasione per vedere una competizione e un conflitto uomo-donna? Si parla spesso, oggi, di “uomo zerbino”, di uomo che ha perso la propria combattività e forza positiva, e di donne insoddisfatte per questo. Pensate davvero che questa guerra al massacro tra i sessi possa fare bene a qualcuno?
Gentilissimo Giulio, grazie per averci scritto.
Com’è nostra consuetudine, pubblichiamo liberamente tutte le riflessioni dei lettori. Tuttavia, abbiamo spesso pubblicato articoli manifestanti perplessità su questa assurda evoluzione (o, meglio, involuzione) del rapporto uomo-donna nella quale ci si è venuti a trovare in Occidente da almeno 20-30 anni, con reale rovesciamento dei rapporti di forza.
Ultimi della serie:
“I cosiddetti delitti per amore”
https://www.lucidamente.com/22929-i-cosiddetti-delitti-per-amore-femminicidi-e-dintorni/
“Il totalitarismo femminista”
https://www.lucidamente.com/23336-totalitarimo-femminiita-maher/
Consideri che prepotenza e vittimismo fanno parte dell’essere umano. Tout court, senza distinzione “di genere”. Soprattutto, se si può ottenere qualcosa, tipo uno scranno in Parlamento o altrove. Al riguardo vera discriminazione al contrario sono le quote rosa o il voto “doppio”. Perché allora, non tutelare ogni altra categoria? Gay, disabili, musicisti classici, pittori della domenica, cicloamatori, ecc. ecc.?
Il “politically correct” tocca vertici di stupidità, che sfiorano le trovate naziste o fasciste da Minculpop.
Ringrazio per il commento lasciato, ma non mi sembra di aver scatenato una “guerra al massacro tra i sessi”, né di avere parlato di “uomo zerbino”. Credo semplicemente che le caratteristiche della nostra società si possano ben comprendere anche da piccole cose come, appunto, le vendite promozionali. Si parla tanto di parità, ma per me tutto ciò è già un emblema di come e cosa in Italia si pensi realmente.
Come faceva quel saggio cinese, concordo anche con lei, Irene.