Betori intima don Alfredo Jacopozzi a non intervenire
Il vescovo di Firenze Giuseppe Betori ha bloccato il responsabile dell´ufficio cultura della diocesi che aveva già accettato l´invito a partecipare ad un dibattito sul testamento biologico con Beppino Englaro, il babbo di Eluana. L´occasione era un confronto che era stato organizzato dalla Mediateca regionale al Cinema Odeon.
L´occasione era di quelle importanti: un confronto libero e (per una volta) non politico e non ideologico sul fine vita fra posizioni «culturalmente» diverse, mentre in parlamento giace, bloccato da polemiche trasversali ai vari schieramenti, il ddl sul testamento biologico. Ma la Curia fiorentina ha deciso di non esserci. Invitata dalla Mediateca regionale al Cinema Odeon per discutere, ieri sera – a margine del cortometraggio «Non uccidere» del regista Gabriele Cecconi – con Beppino Englaro, Luigi Lombardi Vallauri, il pastore valdese Pavel Gaiewski, coordinati da Ornella De Zordo, piazza San Giovanni ha preferito non esporsi attraverso il suo diretto rappresentante, don Alfredo Jacopozzi, responsabile dell´Ufficio cultura della Diocesi, in un primo tempo interpellato dagli organizzatori. Al suo posto, Mediateca ha poi coinvolto don Andrea Bigalli, parroco di Sant´Andrea in Percussina e coordinatore regionale di Libera, che ha precisato di essere presente «a titolo personale».
A invitare Jacopozzi a declinare l´offerta è stato l´arcivescovo Giuseppe Betori in persona, con la spiegazione, data a Mediateca, che uno degli ospiti del dibattito non avrebbe potuto essere considerato dalla Chiesa «un proprio interlocutore». E quale fosse l´ospite, era ovvio: Beppino Englaro, protagonista di uno dei casi più laceranti nel vasto panorama di dilemmi sui trattamenti di fine vita, che ha visto coinvolti in scontri anche frontali politica, magistratura, operatori sanitari, e Chiesa cattolica. E per di più, ad onta delle sue posizioni, bollate da Betori come esempio di «esaltazione dell´abbandono della vita invece della sua cura», nel marzo 2009 diventato cittadino onorario di Firenze, al termine di un confronto politico infuocato al cui interno la Curia non ha esitato a ritagliarsi un ruolo di primo piano, capace di pesare anche sul voto in consiglio comunale (finito con la spaccatura del Pd). L´arcivescovo aveva subito definito il conferimento della cittadinanza a Englaro «atto pretestuoso, offensivo e distruttivo», «sciagurata delibera», «gesto di arroganza» compiuto «in spregio di chi ha altre opinioni e ritiene la vita indisponibile», dicendosi anche convinto di non compiere, con ciò, nessuna «invasione dello spazio politico da parte della Chiesa», ma di sostenere solo «la difesa dei valori fondamentali».
Un precedente ingombrante, insomma, nelle relazioni fra la Chiesa fiorentina e l´uomo che pure è stato simbolo di una battaglia non tanto per una «certa» soluzione, quanto per una civile riflessione su un tema tanto estremo da suscitare sempre, come ha detto ieri Lombardi Vallauri, «paura e impotenza», e mai «certezze assolute». «La dialettica faticosa fra libertà e amore, in gioco in casi del genere, impone di affrontarli insieme, oltre gli steccati» ha detto don Bigalli. Convinto che «legiferare su un caso singolo e mediaticamente strumentalizzato sia sempre un errore», e che «il mondo laico sbagli a fare di queste scelte difficili solo un questione di libertà individuale». Ma che abbia sbagliato anche la Chiesa «a non incontrare personalmente chi solleva questi temi», e che «non sia più rinviabile» una risposta all´interrogativo: «Perché in Germania la Conferenza episcopale considera possibile sospendere alimentazione, idratazione e ventilazione, e in Italia no?».
Maria Cristina Carratù (la Repubblica-Firenze, 22 giugno 2011)