In occasione della Fiera del libro per ragazzi, Andrew Lane, autore della saga sull’investigatore adolescente, ha rilasciato a “LucidaMente” una simpatica intervista
Dal 25 al 28 marzo 2013 si è svolta a Bologna la 50ª edizione della Fiera del libro per ragazzi, nel corso della quale abbiamo incontrato lo scrittore e giornalista inglese Andrew Lane, giunto nel capoluogo emiliano per presentare Ghiaccio sporco, il terzo romanzo, edito da De Agostini, sulle avventure di un vivace Sherlock Holmes adolescente. L’ideatore della saga sul giovane investigatore si racconta con spontaneità, regalandoci una curiosa anteprima.
Andrew Lane, benvenuto a Bologna e grazie per essere ospite della nostra rivista, LucidaMente!«Grazie a voi! Bologna è una città bellissima: c’ero stato due anni fa e mi ero sempre ripromesso di tornarci per trascorrerci più tempo. Mi sono convinto che uno degli ultimi libri della serie sul giovane Sherlock sarà ambientato in Italia, probabilmente proprio dalle parti di Bologna! [Ride, ndr]».
Questa è una notizia per i nostri lettori!«Certo! In una delle storie di Arthur Conan Doyle risulta evidente che Sherlock parli bene l’italiano. Sta a me, in quanto scrittore del personaggio da giovane, sviluppare questo punto; da qualche parte deve avere imparato la vostra lingua, non c’è dubbio!».
Cosa spinge uno scrittore a sviluppare storie sul passato di un personaggio diventato famoso come adulto?«Deve sapere che io ho una laurea in Fisica: mi ha sempre interessato decostruire le cose, smontare i pezzi per sapere come funziona il loro assemblaggio. Con il mio personaggio ho fatto così, cercando di sviluppare il percorso che lo ha portato a diventare l’Holmes adulto che conosciamo. Sono stato un appassionato lettore di Conan Doyle: crescendo, mi sono sempre chiesto come potesse essere Sherlock nell’adolescenza, poiché ci è stato presentato come un uomo eccentrico, molto particolare, diciamo pure mentalmente instabile!».
Perché Holmes, nei suoi romanzi, ha proprio 14 anni? È un’età critica…«I bambini sono molto vulnerabili; intorno ai 14 anni si solidificano come una gelatina, la loro personalità si rafforza e tutto quello che gli è stato riversato dentro si cristallizza. È un’età interessante, in evoluzione. Holmes è un uomo diviso tra la formazione scientifica e la riflessione artistica, appassionato di musica e affascinato dai travestimenti del teatro. Nella sua adolescenza lo vedo combattuto tra il ragionamento analitico e l’arte: Sherlock è il frutto di una profonda lacerazione interiore di un ragazzino influenzato e influenzabile, spinto verso due opposte nature».
Parliamo ora della tendenza, diffusa negli ultimi anni, che vuole i libri per ragazzi letti anche dagli adulti. Questo aspetto cambia l’impostazione del lavoro dello scrittore?«Quando mi accingevo a scrivere ero consapevole che il pubblico non sarebbe stato solo di giovanissimi, ma anche di lettori più anziani, appassionati alle vicende di Holmes. Ho cercato di rimanere fedele a Conan Doyle, senza porre il mio ragazzo al centro di vicende troppo bambinesche. Essendo io stesso un cultore di Sherlock, sono stato orgoglioso di far collocare sugli scaffali un libro per tutti, non solo per adolescenti. Mentre crescevo, vedevo che c’erano libri rivolti a bambini molto piccoli e poi libri per tutti: quando avevo 13 anni, era normale leggere Agatha Christie senza traumi, eppure quelli non erano propriamente scritti per ragazzi».
Dunque, non esistono libri per giovani adulti, ma libri per tutti…«Esatto. A 13 anni si è in cerca di risposte, si deve scoprire come diventare adulti e tutto contribuisce a formare la persona. Qualsiasi libro può indicare una strada. Spero, in questo, di non apparire troppo pretenzioso».
Sherlock a Bologna: avrà forse qualche sfumatura rosa?«Se prendiamo l’Holmes adulto vediamo subito che le donne non gli vanno a genio, non le sopporta proprio… Ho dedotto, da questo, che probabilmente qualcuna deve avergli spezzato il cuore. Ciò è già successo e non posso permettere che riaccada a ogni nuovo libro! [Ride, ndr] Una cosa che invece potrebbe funzionare – anzi, grazie per avermi fatto venire l’idea – è che una bolognese si innamori di lui e venga rifiutata per il grande dispiacere sentimentale che lo ha segnato!».
Andrew Lane e Conan Doyle: punti di contatto?«Conan Doyle secondo me non ha mai capito che cosa ha realmente fatto, scrivendo i suoi libri; sono convinto che la creazione di questo personaggio sia stata accidentale! Lui era un inglese vittoriano, senza fronzoli né grilli per la testa; io non mi sento affatto come lui, mi vedo piuttosto simile a Sherlock, anche se purtroppo somiglio di più al suo fratello maggiore Mycroft! [Ride, ndr] Detto questo, Conan Doyle era un medico diventato scrittore, mentre io sono un fisico diventato narratore a mia volta… beh, qualche punto di contatto c’è!».
Grazie per il suo intervento su LucidaMente!«Grazie a lei: è molto adulatorio che sia qui e sia anche interessata a quello che dico!».
Le immagini: il logo della 50ª edizione della Fiera del libro per ragazzi; la copertina del libro Young Sherlock Holmes. Ghiaccio sporco; una foto di Andrew Lane, 50 anni, scrittore e giornalista inglese.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno VIII, n. 88, aprile 2013)