Armando De Vincentiis, ne “I segreti della mente non ansiosa” (Libellula), spiega le cause della depressione, dell’ipocondria, delle fobie e dei disturbi alimentari, indicandone le possibili terapie cliniche
Quali sono le differenze tra una mente ossessiva, fobica, depressa, ipocondriaca, bulimica, e una che, invece, non lo è? Quali elementi distinguono i due atteggiamenti nei confronti del reale? Nel recente saggio I segreti della mente non ansiosa (Libellula, pp. 86, € 8,50), Armando De Vincentiis, psicoterapeuta e consulente scientifico del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale (Cicap), prova ad analizzare il comportamento e i meccanismi mentali che diversificano il soggetto ansioso dal non ansioso. Per scoprire le divergenze bisogna entrare nella cartella dei documenti in cui sono presenti i files deputati a questo tipo di meccanismo. Gli ansiosi, i depressi e coloro che sono colpiti da un malessere esistenziale sono in presenza di files portatori di idee negative radicate nel tempo, di documenti disfunzionali cristallizzati in veri e propri miti, che, se universalizzati e non modificati, possono diventare patogeni. Il mito disfunzionale diventa, infatti, l’autore del conflitto e della sofferenza.
Il mito è l’espressione della propria nicchia di appartenenza: ogni famiglia della porta accanto possiede i propri miti nelle cartelle dei documenti del proprio software. Miti personali e collettivi interagiscono e generano conflitti: l’uomo agisce, si confronta ed entra nel contesto del rapporto tra microsistema e macrosistema. L’ansioso tenta di adattare il mondo ai propri miti, mettendo in atto una serie di soluzioni sbagliate. Comportamenti disfunzionali e scorretti tengono il soggetto lontano dalla risoluzione del vero problema, se mai ci fosse realmente. Attraverso la tecnica della sceneggiatura televisiva (spesso utilizzata dall’autore anche in altri saggi), De Vincentiis mette in evidenza i problemi legati al comportamento sessuale (l’ansia da prestazione, per esempio, come si forma e come si risolve), all’autostima, agli stati di panico, al rapporto con il proprio corpo e all’accettazione dei difetti.
Ma come si comporta il non ansioso? Quali sono i segreti della sua mente? Possiede gli stessi file disfunzionali e le stesse cartelle dei documenti del soggetto facile all’ansia e agli stati di panico? Sembra proprio una condizione legata alla scelta dell’icona su cui cliccare e del documento da aprire. Il non ansioso non è necessariamente consapevole del fatto che tali cartelle, se aperte, potrebbero creare problemi, ma adotta semplicemente un comportamento differente. È come giocare una partita a tennis o al tavolo del ping-pong: il non ansioso decide di fare solo qualche scambio con l’avversario o, addirittura, di non iniziare per niente la partita. Tra i modelli analizzati nel libro troviamo il complesso sistema mentale di costruzione del falso ricordo da parte dell’ansioso ossessivo compulsivo, che può, mediante l’autoinganno, impiantare nella mente abusi (di varia natura) mai subiti, ma ricostruiti attraverso false memorie. La nostra mente – nello specifico, la corteccia cerebrale – adotta una serie di meccanismi particolari per interpretare il reale. Alcuni casi clinici ci provano la presenza di autoinganni in taluni pazienti depressi: in realtà nessuna esperienza è stata vissuta e nessun abuso è stato consumato.
Una parte del volume è dedicata a una particolare categoria di ansia depressiva, l’ipocondria del cosiddetto fobico catastrofista (di chi teme, ad esempio, la fine del mondo per l’impatto di un asteroide). Ascoltiamo De Vincentiis: «Come l’ipocondrico che cerca la cura per la presunta malattia, egli cerca le possibili soluzioni. Ed ecco che va a caccia, sul web, di tutte le metodologie descritte dagli esperti: esplosioni nucleari per deviarne la rotta e cose simili, anche se rimane preoccupato per i possibili effetti collaterali di queste esplosioni… e non ne esce più». In caso di eccessi, quali cure sono possibili? Nella parte finale, l’autore riflette sulle possibili terapie cliniche, considerando che «l’elemento cardine che è in grado di mantenere in vita i disturbi sono i maldestri tentativi di gestirli, che, paradossalmente, non fanno altro che aumentarne la carica patogena».
Capire l’origine del disturbo, però, non significa aver trovato il modo di guarire il paziente. L’esperienza clinica ha evidenziato che risalire alle cause dell’ansia o degli stati di panico non garantisce la risoluzione del problema. Secondo l’autore, è meglio l’uso di tecniche specifiche volte a modificare la percezione del sintomo e dei segni (gli stimoli in senso semiotico) che lo scatenano, sapendo poi riprodurre il disturbo per poterlo controllare e padroneggiare: «Nessuna ricerca di esperienze infantili, bensì esercizi di esposizione graduale, di decondizionamento, di abituazione, di prescrizione paradossale e ridefinizione del significato del problema». Per De Vincentiis, dunque, chi non è affetto da ansia affronta le medesime esperienze di chi lo è, senza però subire traumi. I segreti della mente non ansiosa è un libro che si legge tutto d’un fiato: semplice, divulgativo, scorrevole, educativo. Una volta letto, è bene consultarlo di nuovo, perché fornisce suggerimenti e consigli sempre molto utili.
Le immagini: la copertina del libro I segreti della mente non ansiosa e una foto di Armando De Vincentiis.
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
(LucidaMente, anno VIII, n. 87, marzo 2013)