Presso il Museo civico della cittadina catanzarese è in allestimento una mostra dei capolavori del Cavalier Calabrese, nel quarto centenario della nascita
Ampi oli su tela. Figure che sembrano in movimento, in enfatiche pose drammatiche, mentre una luce proveniente da più parti, a volte innaturalmente rossastra, li illumina o li cela. Suddivisione della scena raffigurata in vari spazi-settori, senza una prospettiva dominante, anzi con più punti di vista, convergenti e divergenti allo stesso tempo. Tutto si rompe, si spezza, si sfrangia. Sì, sono i caratteri tipici della pittura barocca, ma c’è qualcosa di più, di originale, di inquietante, di ribelle, nelle opere di Mattia Preti.
Ricorre quest’anno il quarto centenario del pittore, noto anche come il Cavalier Calabrese, uno dei maggiori pittori italiani del Seicento, che venne al mondo il 24 febbraio 1613 a Taverna (Catanzaro). Preti apparteneva a una nobile famiglia ed ebbe come precettore Marcello Anania, parroco della Chiesa di Santa Barbara, che ne curò la formazione culturale. Mattia si accostò al disegno fin da ragazzo, sulle orme del fratello Gregorio, anch’egli pittore. Trasferitosi a Roma verso il 1630, entrò in contatto con gli epigoni della scuola di Caravaggio, compiendo, successivamente, molti viaggi in Italia e in Europa, che gli permisero di conoscere la pittura barocca emiliana (Annibale Carracci, il Guercino, Giovanni Lanfranco) e veneta (Paolo Veronese), ma anche quella fiamminga. In questa fase della propria vita, Preti dipinse molti affreschi, ad esempio Storie di Sant’Andrea nell’abside della basilica romana di Sant’Andrea della Valle, o L’elemosina di San Carlo nella Chiesa romana di San Carlo ai Catinari.
Nel 1652 l’artista si trasferì a Napoli, dove produsse affreschi e tele di alta qualità, come Storie della vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d’Alessandria, nella Chiesa di San Pietro a Maiella, e due versioni del Ritorno del figliuol prodigo, conservate una nel Museo di Capodimonte, l’altra a Palazzo Reale. Nel 1661 Preti andò a vivere a Malta, rimanendovi fino alla morte (avvenuta il 3 gennaio 1699) e imponendosi per la sua bravura, tanto da ottenere il titolo di Cavaliere d’onore e devozione dell’Ordine di Malta. Verso il 1762 Mattia, provando nostalgia per la sua terra natia, tornò per qualche tempo a Taverna. Nell’ultima fase della sua vita, dipinse circa 400 opere, la più importante delle quali fu Storie del Battista, nella cattedrale di San Giovanni a La Valletta.
Preti si colloca a metà strada tra la pittura caravaggesca, che lo ha ispirato nella fase iniziale della sua produzione artistica, e lo stile barocco, al quale si accosta successivamente. Infatti, come ha argutamente sottolineato la studiosa Chiara Lachi, «in Mattia Preti, la rivoluzione del Caravaggio fu un’esperienza figurativa di eccezionale importanza, alla quale si aggiunse il cromatismo veneziano assimilato durante un soggiorno nella città lagunare […]. La lezione del Merisi fu poi rimeditata sulla conoscenza di Lanfranco e Guercino, dalle cui opere emiliane Preti trasse gli effetti compositivi spettacolari e il tono impetuoso» (La grande Storia dell’arte. 7. Il Seicento, Gruppo editoriale L’espresso, pp. 95-96).
Per festeggiare il genetliaco di Preti, il Museo civico di Taverna ha organizzato la mostra Lux fides. Arte alla luce – luce alla Fede, col patrocinio dell’assessorato alla Cultura della Regione Calabria e la collaborazione dell’Heritage di Malta. La mostra si svolgerà dal 24 febbraio al 21 aprile 2013 e sarà composta da 52 opere del grande pittore calabrese, provenienti da importanti musei sparsi per il mondo. Tra le opere in esposizione, segnaliamo: Gesù ed i figli di Zebedeo, Pinacoteca di Brera, Milano; I quattro Evangelisti, Galleria regionale della Sicilia, Palazzo Abatellis, Palermo; Cristo in gloria con i Santi, Museo del Prado, Madrid; Cristo e il Tributo, Museo nazionale d’Abruzzo, L’Aquila; Bozzetto degli affreschi votivi della peste, Museo di Capodimonte, Napoli; San Luca pittore, Pinacoteca di Castello Ursino, Catania; Autoritratto, Galleria degli Uffizi, Firenze; La negazione di Pietro, Galleria nazionale Palazzo Barberini, Roma; Concert en famille, Museo del Louvre, Parigi; Il Battesimo di Cristo, National Museum of Fine Arts, Malta. Per ulteriori informazioni, cfr. http://www.museiditaverna.it/Documenti/2013.pdf.
Le immagini: in apertura, il Cristo fulminante. La visione di San Domenico del pittore (1680 circa, olio su tela, 372×260, Taverna, Chiesa di San Domenico, altare maggiore) di Mattia Preti; monumento a Taverna dedicato all’artista; locandina della mostra.
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno VIII, n. 86, febbraio 2013)