Incontri sentimentali mancati di un soffio, coppie problematiche, il passato che ritorna sotto forma di rimpianto o di epifania rivelatrice, sentimenti famigliari, la ricerca della pace interiore e di un approdo definitivo alla propria esistenza e il continuo richiamo ad arte, teatro, letteratura, musica. Sono alcune tematiche presenti nella quarantina di testi che compongono Il sogno di Penelope e altri racconti brevi (inEdition editrice/Collane di LucidaMente, pp. 124, euro 13,00) della scrittrice bolognese Maria Letizia Bramante, diciassettesimo volumetto della collana di narrativa La scacchiera di Babele, diretta da Matilde Forni. Del libro, fresco di stampa, offriamo in anteprima al lettore il racconto che dà il titolo alla raccolta. Esso, congegnato magistralmente, rivisita in modo originale la vicenda di Penelope e di Ulisse.
Le ancelle si inchinarono al passaggio di Antinoo, che entrò, accigliato, nella stanza di Penelope.
Si fermò un momento sulla soglia, cercandola con gli occhi e, appena la vide, intenta come al solito al telaio a recuperare il filo di lino con cui durante la giornata tesseva la ormai lunga tela, le si avvicinò e depositò ai suoi piedi un cesto di cacciagione. Penelope alzò i bellissimi occhi, in quel momento pieni di lacrime, gli prese una mano, la baciò e, con voce incerta, gli disse:
«Non possiamo continuare ad ingannare tutti, come è stato finora, anche perché ho fatto un sogno di quelli profetici. Ho visto Ulisse in mare, non più tanto lontano; sono sicura che non tarderà ad approdare alla sua terra e caccerà tutti coloro che considererà ignobili traditori… anche te».
«Non voglio mettere in dubbio la validità di certe anticipazioni profetiche» rispose Antinoo. «Sappiamo benissimo in quanti modi gli dèi ci mandano i loro messaggi. È per questo che tu devi terminare la tela e annunciare che mi hai scelto come sposo. Anche se Ulisse tornasse, ormai ha perduto ogni diritto su di te perché l’assenza è stata troppo lunga. Non puoi sacrificargli quello che resta della tua vita, non hai fatto voti di castità quando è partito e l’amore che ti porto ti compenserà delle tante sofferenze che hai dovuto sopportare in questi anni. Non credere a quanti mettono in dubbio i miei sentimenti e vanno vociferando che io ambisco soltanto ai tuoi possedimenti; anch’io ho beni in quantità e non ne desidero altri. Ti amo con tutto il cuore, lo sai, e voglio anche proteggerti. Questo è tempo di decidere. Gli altri Proci stanno dilapidando le tue sostanze con orge e banchetti a non finire e Telemaco non è in grado, da solo, di affrontarli e scacciarli».
«Se tu sapessi» sussurrò con voce tremante Penelope «quanto mi è dolce conoscere i tuoi sentimenti. Una donna sola ha bisogno d’amore, di conforto e di speranze per il futuro, ma io promisi fedeltà a Ulisse e temo che gli dei possano punirmi. Anche nel mio cuore c’è amore per te, so che tu solo puoi difendermi dagli usurpatori che anelano ad uccidere Telemaco e me, ma sento che il destino mi riserba delle sorprese e debbo essere pronta ad accettarle».
«Ti amo, Penelope, la mia vita è ormai nelle tue mani, non fare che debba soffrire ancora, sono certo che questo sia ormai il nostro destino, quello di unire le nostre vite per affrontare insieme ogni difficoltà».
Brillavano gli occhi di Antinoo, la sua voce si faceva sempre più dolce, una musica per Penelope che aveva sete d’amore. Interrotto il suo lavoro, la donna si alzò, si avvicinò ad Antinoo e, posandogli mollemente un braccio sulla spalla, gli disse: «Aspetta ancora qualche giorno, voglio consultare l’Oracolo».
L’indomani Penelope iniziò un faticoso viaggio per consultare l’Oracolo. La profezia le confermò quanto le aveva anticipato il sogno. Entro poco tempo Ulisse sarebbe tornato e avrebbe sterminato tutti i Proci. Da quanto tempo era terminata la guerra di Troia? E perché Ulisse non era tornato prima? Lo conosceva bene Penelope e sapeva che a tenerlo lontano dalla sua isola, dalla sua casa, era stata quella smania di conoscenza, di avventura, più forte dell’amore per lei. Allora, disperata, invocò il dio del vento e del mare, Eolo e Nettuno, affinché suscitassero terribili tempeste e facessero naufragare la nave di Ulisse.
(Maria Letizia Bramante, Il sogno di Penelope, ne Il sogno di Penelope e altri racconti brevi, inEdition editrice/Collane di LucidaMente)
L’immagine: particolare di Sonnolenza (olio su tela, di Umberto Sgarzi), che illustra la copertina de Il sogno di Penelope e altri racconti brevi, per gentilissima concessione del maestro.
Jessica Ingrami
(LM EXTRA n. 22, 15 dicembre 2010, supplemento a LucidaMente, anno V, n. 60, dicembre 2010)