Se un libro ci diverte, ci strappa una risata, satireggia sulla realtà senza perdere il senso della misura, possiamo dire che ha reso un buon servizio al lettore, alleggerendolo – almeno per qualche ora – dei propri affanni quotidiani.
È quanto riesce a fare il calabrese Giuseppe Belziti con il suo romanzo “western” Il Giudice & il Pistolero. Una metafora di Calciopoli (pp. 168, € 15,00, seconda uscita della collana di letteratura satirica e umoristica La secchia rapita della inEdition editrice/Collane di LucidaMente): un libro per tifosi più o meno sfegatati, ma anche per chi vuole giocare con la “storia” e la cronaca attraverso un diverso ed eccentrico punto di vista sul celebre scandalo calcistico.
Dell’opera LucidaMente propone in questo numero il Prologo, nel quale l’autore comincia a giocare coi fatti, andando indietro col tempo e usando mimeticamente uno stile sentenzioso, moralista e… “spietato”.
Durante l’estate del 2006, venni casualmente a conoscenza di alcuni fatti accaduti esattamente un secolo prima. Inizialmente non ci feci molto caso. Pensai infatti che essi non possedessero alcun valore etico o morale e che, di conseguenza, non potessero interessare a nessuno.
Beh, devo ammettere che mi sbagliavo. Confesso che stavo per commettere un grave errore e una imperdonabile omissione, occultando al mondo quanto accaduto, è vero in un luogo molto lontano da noi, in un’epoca remota e in un contesto sociale e culturale profondamente differente da ciò che riteniamo consueto per il nostro momento storico, ma, se vogliamo analizzarlo fino in fondo tenendo conto dei vari corsi e ricorsi storici, estremamente attuale.
Ed allora mi sono chiesto: «Perché non raccontarlo? Perché non farlo conoscere a tutti coloro che si vogliano prendere la briga di leggerlo?».
Dopo essermi posto questo quesito mi presi anche un po’ di tempo per pensarci sopra. E alla fine, che voi crediate o meno a questo fatto indubbiamente stravagante ma non tanto bizzarro per me stesso, mi sono anche dato una risposta convincente (sono sicuro che mi sto cacciando nei guai con questi giri di parole), o perlomeno all’inizio mi sembrò convincente, ma poi dopo averla analizzata da tutti i punti di vista ed averne valutato tutti i pro e i contro, evidentemente la risposta risultò davvero convincente. Almeno credo.
E questa risposta che mi sono dato la potete facilmente intuire, visto che state per venire a conoscenza anche voi di questi fatti, o almeno di una parte di essi. Ho raccolto infatti gli episodi più significativi, che alla fine non costituiscono nemmeno il 3% di tutto quello che c’era da raccontare. Ho limitato l’esposizione per non essere prolisso e per non stancarvi con il racconto minuzioso di tutte le malefatte, che sono davvero molte, ma ho pure deciso che questo è quanto mi andava di raccontare ed è anche quanto basta per farvi aprire gli occhi. Se poi vi rimane la voglia di approfondire l’argomento, basterà andare a spulciare giornali dell’epoca, i resoconti giudiziari e tutti i commenti che riuscirete a trovare sull’argomento. Le motivazioni delle sentenze, poi, sono molto chiare e sono anche molto utili per consentire di formarsi un’idea.
Perché ho deciso di rendervi partecipi di questi avvenimenti? Beh, credo di averlo fatto per un motivo molto semplice. Visto che la vicenda ci racconta di un’ingiustizia commessa in un passato ormai lontano da persone che avevano chiaramente connivenze con i poteri forti, con quelle forze che possono cambiare la storia, il destino e la faccia stessa del mondo – i politici, i magistrati e i magnati della finanza -, questo libro intende anche essere una denuncia contro coloro che, a quell’epoca, dovevano vigilare e non lo hanno fatto. Vuole essere un atto di protesta ufficiale contro chi doveva difendere i diritti di una società forte e solida, e per questo motivo invidiata dai diretti concorrenti che avevano come unico sogno quello di distruggerla e saccheggiarla; e invece non l’ha difesa. E infine vuole essere uno strumento di biasimo contro quei canali di informazione che invece di dare ai cittadini le corrette e imparziali informazioni, furono soltanto mero strumento nelle mani di coloro i quali, mettendo in moto tutto un perverso ingranaggio, avevano tutto da guadagnarci. E anche contro coloro che, pur cercando di portare alla luce la verità, non lo fecero con il giusto piglio e atteggiamento, ma tentarono solo una timida reazione che alla fine non servì a nulla.
E non dobbiamo mai dimenticare ciò che è avvenuto nel passato. Anche se tutto ciò si è verificato in un posto lontano dal nostro tempo e dal nostro spazio, dobbiamo trarne il giusto e corretto insegnamento.
Infatti, dal momento che il nostro racconto descrive tutto ciò, la mia vuole anche essere una specie di protesta, o di presa di coscienza collettiva, per tentare di far sì che una storia del genere non si ripeta mai più. È un sogno, lo so. Un sogno, una chimera e un’utopia, ma nessuno ci può impedire di sperare in un futuro migliore, in un mondo nuovo dove a pagare siano soltanto coloro che hanno effettivamente le colpe e dove paghino tutti indistintamente, senza favoritismi, senza parzialità e senza impunità o sospensioni di procedimenti penali. E spero che questo nostro sogno, un giorno non tanto lontano, si trasformi in un brutto incubo per coloro che fino ad oggi hanno approfittato di leggi create su misura da loro stessi o dai loro amici per evitare le giuste punizioni.
E, infine, questa opera ci narra della vendetta che ne conseguì.
Ambedue le cose costituirono episodi negativi per una nazione civile. Da una parte la legge che non riuscì a fare il proprio dovere, che non riuscì a stabilire da quale parte fosse stata la verità, e che, anzi, venendo manipolata dall’interno, da quelle basi che dovrebbero essere garanti di una corretta e leale applicazione delle norme basilari della giustizia, finì per cadere nel ridicolo e non essere più credibile. E, dall’altro lato, delle persone che, non vedendosi tutelate nei loro diritti da una legge latitante o addirittura inesistente, decisero di farsi giustizia da sole, passando dalla parte della ragione a quella del torto.
Mi sono detto: «Qua l’errore è doppio: doppio fallo (in senso tennistico, non pornografico). Devo fare qualcosa affinché queste mancanze non si ripetano mai più!». Anche se sono consapevole che questi errori si ripeteranno all’infinito. Nel caso di cui tratteremo qualcuno si è fatto giustizia da solo. È sbagliato, lo ammetto, ma quando non ti rimane più niente, quando non hai più nulla da perdere se non la tua dignità, è a questo punto che diventi pericoloso, spietato e anche malvagio. E pensi solo a fare del male, a procurare anche agli altri quello che hai subito tu, anzi peggio.
Il Padreterno non voglia che una persona arrivi a questo stadio di disperazione. E tu, sì, proprio tu che stai leggendo in questo momento queste righe, spera di non trovarti mai in vita tua finché l’Onnipotente in persona ti lascerà vagare in questa valle di lacrime, davanti ad una persona disperata, soprattutto se sei stato tu la fonte di questa disperazione.
(da Giuseppe Belziti, Il Giudice & il Pistolero. Una metafora di Calciopoli, inEdition editrice/Collane di LucidaMente)
L’immagine: particolare dell’immagine elaborata dallo stesso Giuseppe Belziti per la copertina del libro.
Jessica Ingrami
(LM EXTRA n. 18, 15 dicembre 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 48, dicembre 2009)