Secondo il nostro lettore, sì, il matrimonio andrebbe proprio rifiutato… omosessuale e/o eterosessuale
Sono d’accordo con il Partito democratico se rifiuta il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso. Il “matrimonio” è di per sé un contratto disciplinato da leggi illiberali: Per essere sciolto occorre pagare un avvocato, rivolgersi a un giudice e attendere anni. Senza parlare dei matrimoni religiosi, che soltanto la Sacra Rota può sciogliere. Molto meglio parlare di “unioni civili”, garantendo agli interessati gli stessi diritti di coloro che si uniscono in “matrimonio”. Ovviamente, le unioni civili non potranno essere celebrate dai preti, e ciò contribuirà, col tempo, al superamento dello stesso concetto di “matrimonio”. Non si tratta di “divorziare” dal futuro, ma di anticiparlo.
Giorgio Grossi
(LM EXTRA n. 29, 20 luglio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 79, luglio 2012)
Peccato che mentre si parla di distinzione tra matrimoni e unioni civili non si riconosca nemmeno la semplice esistenza dell’amore fra persone. Se si chiedono diritti si chiedono per tutti allo stesso modo, senza quell’attendismo pseudo intellettuale di cui francamente abbiamo tutti le scatole piene e che porge il fianco agli integralismi democristiani del PD. Come se le suffragette, tempo fa, invece di chiedere il diritto di voto avessero chiesto “un po’ di diritto civile a votare”. Se diritti devono essere, lo siano per tutti allo stesso modo, poi ognuno usufruisca dei propri spazi civili come meglio crede. Ma in libertà di uguaglianza.
Scusate… ma… perché non pensare a riformare il matrimonio in senso sempre più liberale e moderno, come già avviene da un’infinità di anni all’estero (contratti prematrimoniali, divorzio breve o persino express, eccetera)? A mio parere sarebbe una soluzione perfetta, perché in questa maniera i gay otterrebbero la conquista a cui hanno pieno diritto, ossia che la nazione di cui fanno parte non li consideri e tratti più da indegni del matrimonio, da degni al massimo di un suo scimmiottamento, ergo da persone con meno dignità, inferiori, e in più il legame matrimoniale cesserebbe di contenere quei retaggi arcaici che purtroppo in varie parti ancora ha, lascerebbe liberi i contraenti -tutti quanti, siano essi etero o omosessuali- di impostare e eventualmente interrompere la vita matrimoniale in modo moderno e personalizzato.
Io nella riforma del matrimonio in senso liberale e moderno non includerei l’abolizione delle nozze religiose in generale (non vedo perché debba essere proibito celebrare/contrarre matrimonio in un luogo di culto); includerei piuttosto l’abolizione del matrimonio concordatario, in quanto trovo che le nozze religiose di tipo cattolico non debbano essere trattate in maniera differente rispetto alle nozze religiose di altre confessioni.
Ricordo che in Italia, come in tutto il resto del mondo civilizzato, è già adesso possibile contrarre matrimonio squisitamente laico, semplicemente recandosi in Municipio. Si parla in tal caso di matrimonio civile.
Se poi si sente l’esigenza di istituire (anche) modi alternativi per unirsi, aka unioni civili, ben vengano (anche) quelle.
Concordo con la breve ma efficace nota di Giorgio Grossi. Da tempo sono convinto della funzione distruttiva del matrimonio. Le mie considerazioni sono più psicologiche che giuridiche e sociologiche, ma pongono lo stesso problema. Cfr. Riflessioni sul matrimonio e sulla famiglia (2003) sul blog
http://gianfrancoravaglia.blogspot.it/
In ogni caso l’incubo proseguirà non disturbato dal buon senso.
Un saluto,
Gianfranco Ravaglia