Dallo scorso 22 ottobre, ovvero da quando la Segreteria generale del Comune di Bologna ha dato il via libera, Rete laica (con tutte le sue sfaccettate realtà associazionistiche promotrici – tra cui la nostra rivista LucidaMente – o che vi hanno successivamente aderito) si è da subito attivata per organizzare i banchetti per la raccolta firme al fine di promuovere una proposta di delibera di iniziativa popolare concernente l’istituzione di un registro dei testamenti biologici (o, meglio, delle “Dichiarazioni anticipate di volontà relative ai trattamenti sanitari”) presso il Comune di Bologna.
Servivano almeno duemila firme per poter presentare in Consiglio comunale la delibera d’iniziativa popolare: esse sono state raggiunte e superate in pochi giorni, a dimostrazione della sensibilità di cittadini sulla questione.
Sicché, lo scorso 23 novembre il Consiglio comunale felsineo ha approvato con la sua maggioranza l’ordine del giorno che impegna la Giunta a predisporre una bozza di delibera che poi passerà nuovamente dalla commissione consiliare per ritornare ancora in Consiglio comunale: sembra un labirinto o un rompicapo, ma, in pratica, il cosiddetto testamento biologico – vedremo in quale forma finale – entrerà a far parte dell’istituzione comunale bolognese e dei diritti di tutti i cittadini.
Legislativamente parlando
La questione del testamento biologico, col quale si potrebbe dichiarare anzitempo come passare “a miglior vita” nel caso di perdita permanente di coscienza, è diventata all’ordine del giorno da quando Eluana Englaro, per voce di suo padre, ha impiegato diciassette anni per vedersi riconosciuta la sua volontà.
D’altro canto, la politica italiana avrebbe già provveduto a dare una risposta in merito a questo tema così delicato. Infatti, lo scorso 26 marzo 2009 è stato approvato dal Senato il disegno di legge sulle Disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico, nonché in materia di cure palliative e di terapia del dolore. Quella che è stata chiamata “dichiarazione anticipata di trattamento” consente la rinuncia a trattamenti sanitari ritenuti sproporzionati o sperimentali ma vieta l’inserimento di indicazioni riguardanti l’alimentazione e l’idratazione, considerate forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Inoltre, il disegno di legge parla di “omicidio, omicidio del consenziente e istigazione o aiuto al suicidio”, ignorando del tutto la volontà propria del paziente che, oltre a trovarsi già in una situazione tragica, si vede anche depredato della dovuta possibilità di scegliere come morire.
Potere cittadino
La delibera popolare rimane uno dei pochi strumenti di democrazia diretta che serve ad imporre ai Consiglieri comunali temi e regole cari ai cittadini.
Il Comune stesso provvederà a creare un registro pubblico dove archiviare le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario dei cittadini che lo desiderano. Il registro potrà essere utilizzato sia da chi vuole rinunciare ai trattamenti, sia da chi desidera il contrario.
Parlando di biotestamento si deve obbligatoriamente tenere in considerazione l’opinione pubblica. Secondo uno studio di Observa, l’Osservatorio scienza e società, in caso di grave malattia senza speranza di guarigione e perdita di coscienza del soggetto oltre una persona su due ritiene che spetti a ciascun individuo dare indicazioni preventive sulle proprie cure. In particolare, il 73,3% degli intervistati indica come proprio diritto scegliere di non ricevere cibo e acqua per via artificiale, mentre rifiutare ogni farmaco o terapia per prolungare le funzioni vitali raccoglie un sonoro 80,4 per cento.
D’altra parte, per un importante 64,5% di individui, anche decidere di essere mantenuti in vita con tutti i mezzi possibili è un’opzione che deve essere garantita. Fatto salvo ovviamente il principio che è chi stila il testamento che lo decide.
Il nocciolo della questione
Un registro dei testamenti biologici non è, di per sé, un’invenzione o un atto ufficiale indispensabile, tanto che, negli ultimi tempi, cittadini che volevano depositare le loro volontà di fine vita si sono rivolti ai notai bolognesi.
Tuttavia, al di là del costo di tale operazione e del fatto che i notai sarebbero sommersi di richieste cui non potrebbero far fronte, un registro è fortemente necessario proprio perché le informazioni siano subito a disposizione di chi ne ha bisogno in tempo utile. Quindi, le parole chiave sono “informatizzare” e “unificare”.
Inoltre, un documento di questo tipo scaccerebbe qualsiasi dubbio sulla veridicità del testamento e sulle condizioni del richiedente al momento della deposizione in comune.
LINK UTILI
Rete laica, con promotori e adesioni:
http://retelaicabologna.wordpress.com/testamento-biologico-liberi-di-scegliere/
Per la proposta di delibera di iniziativa popolare:
http://retelaicabologna.files.wordpress.com/2009/10/proposta-di-delibera-popolare.pdf
Per un esempio di testamento biologico:
clicca qui
Per i dati del sondaggio Observa sul testamento biologico:
clicca qui
L’immagine: Monica Mischiatti, massima organizzatrice e anima dei “banchetti” di Rete laica.
Jessica Ingrami
(LM BO n. 5, 23 novembre 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 47, novembre 2009)