Perché negare un diritto naturale ai carcerati? In Italia non sono già abbastanza torturati?
Il cardinale Carlo Maria Martini, nel suo libro Sulla giustizia (Mondadori, 1999, pp. 108, € 11,36), ha scritto: «I diritti elementari dell’affettività e della sessualità devono rientrare a pieno titolo come elementi fondamentali del trattamento penitenziario. Del resto la sessualità fa parte integrante dell’affettività, è uno stimolo umano, un desiderio legittimo che viene negato proprio nel momento in cui si ha più bisogno di essere rassicurati».
Il magistrato di Sorveglianza Francesco Maisto ha affermato: «Quello italiano non è un carcere civile. Quello italiano non è un carcere umano. Il carcere italiano è malato primariamente perché non realizza il dettato costituzionale della rieducazione della pena. La mancanza di sesso in carcere è mutilazione fisica, violenza, disperazione, crudeltà, brutalità. Eppure la sessualità è un atto naturale, come lo è respirare mangiare, dormire, defecare, urinare. Perché privare il detenuto di questo atto naturale?».
Oggi, durante l’ora d’aria nel cortile del carcere, s’è parlato del coraggio che ha avuto il magistrato di Sorveglianza di Firenze nel sollevare la questione della costituzionalità del divieto per i detenuti di poter fare l’amore con le donne che amano, per tutta la durata della loro pena, a volte, per gli ergastolani ostativi, per sempre. Sicuramente qualcuno dei “buoni” e dei nostri pessimi politici là fuori non saranno d’accordo e probabilmente la rivoluzionaria (mi piace chiamarla così) Maria Antonietta Fiorillo, autrice della decisione di mandare gli atti alla Corte costituzionale, sarà attaccata con il solito motto: “Hanno anche la televisione, ora ci manca pure che gli concediamo di fare l’amore”. Mi auguro che anche altri magistrati di sorveglianza, quando non sono d’accordo con la legge che devono applicare, dimostrino lo stesso coraggio e ricorrano alla Corte costituzionale.
Io, uomo ombra, ergastolano ostativo, cattivo e colpevole per sempre, escluso da qualsiasi possibilità di morire fuori dal carcere se non metto un altro al posto mio, penso che sia impossibile rieducare una persona senza dargli la possibilità di amare. E proibire a una persona di fare l’amore, di ricevere e di dare un bacio, di dare una carezza alla donna o all’uomo che si ama, è più criminale di altri crimini perché viene compiuto in nome della “giustizia” e in nome del popolo italiano.
Carmelo Musumeci – Carcere di Spoleto, giugno 2012
(LM MAGAZINE n. 24, 18 giugno 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 78, giugno 2012)