Il senatore del Popolo della Libertà Franco Orsi ha recentemente proposto un decreto in materia venatoria al fine di modificare la vigente legge 157 del 1992 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), ovvero l’unica legge attualmente in vigore in Italia che tutela, direttamente, gli animali selvatici ancora viventi nel nostro Paese. La nuova proposta è attualmente in discussione presso la 13ª Commissione permanente Territorio, Ambiente e Beni ambientali del Senato della Repubblica e, se approvata, andrebbe ad abrogare la maggior parte degli articoli precedentemente varati e più o meno rispettati da oltre dieci anni.
Se entrasse in vigore…
Tra tutti i cambiamenti in programma, il più sconcertante è sicuramente la possibilità di ottenere la licenza di caccia, quindi il porto d’armi, a soli sedici anni, età alla quale lo Stato non ritiene si possa ancora né votare alle elezioni, né ottenere la patente di guida. Seguono le modifiche al territorio in cui sarà possibile cacciare: lungo le rotte di migrazione, incentivando il bracconaggio e arrecando grande disturbo in aree fondamentali per il viaggio degli uccelli migratori; all’interno di parchi e di zone tutelate, con possibilità di cacciare specie protette; nelle aziende faunistiche, che potranno far pagare un biglietto d’ingresso per sparare anche senza averne diritto, ovvero senza licenza di caccia.
Inoltre, verranno punite le regioni che proteggeranno oltre il 30% del proprio territorio: chi salvaguarderà “troppa” natura sarà punito con il blocco dei finanziamenti.
Animali: nessuna distinzione
L’attuale legge sulla caccia vieta inderogabilmente l’uso di richiami vivi che non siano identificabili mediante anello inamovibile, numerato secondo le norme regionali, e la vendita degli stessi. Con la nuova proposta di legge, invece, tutte le specie di uccelli, compresi fringuelli e pettirossi, potranno essere usate come esche e sarà possibile possederne e utilizzarne un numero illimitato. Rivedremo quindi civette legate per zampe e ali dibattersi per ore, così da attirare altre prede col loro dolore. L’imbalsamazione diverrà pratica largamente consentita, senza distinzioni né di specie né di procedure.
Il decreto Orsi mira pure a liberalizzare lo sterminio indiscriminato di lupi, orsi, cervi, cani, gatti e qualsiasi altro animale vagante: i sindaci potranno autorizzare l’abbattimento e l’eradicazione degli animali, ignorando le norme europee. Basterà, quindi, dichiarare che anche soltanto un singolo animale “dà fastidio” per giustificare l’uccisione dell’intera specie. Verranno create speciali leggi regionali: Veneto, Lombardia e Liguria potranno cacciare legittimamente specie non cacciabili, accumulando multe europee che, tuttavia, pagheranno tutti.
Controllo e difesa del territorio
Sono previste modifiche anche alla vigilanza venatoria, che verrà drasticamente ridotta: le guardie volontarie ecologiche e zoofile non potranno più svolgere vigilanza.
Inoltre, le associazioni ambientaliste ufficialmente presenti nel Comitato nazionale in base alla legge 157/92 saranno ridotte da quattro a due, con la cancellazione dell’Enpa, la storica associazione animalista, e il Club alpino italiano.
Indignazione e protesta
L’opposizione al nuovo disegno di legge arriva forte e chiara dagli ambientalisti, dagli agricoltori, dalle associazioni che raccolgono la maggioranza dei cacciatori, ovvero Arcicaccia e Federcaccia, e dalle associazioni animaliste come Lav, Lipu ed Enpa, le quali hanno dichiarato: “La proposta assemblata dal senatore Orsi, più che una riforma alla legge 157/92, è una lunga lista di illegittimità costituzionali, infrazioni alla normativa comunitaria e concessioni a bracconieri e ultrà della doppietta, per un risultato finale irricevibile e irrazionale”.
Legambiente, Lipu e Wwf hanno commissionato un sondaggio pubblico all’Ipsos traendo dati confortanti dai cittadini riguardo al tema: alla proposta di prolungare il periodo di caccia e aumentare i luoghi in cui si può sparare, l’86% degli intervistati è contrario; stessa percentuale di contrari sulla riduzione delle sanzioni per chi uccide le specie protette; sul rendere accessibili alla caccia le aree private solo l’11% del totale risulta favorevole mentre il restante 89% si dichiara completamente contrario; sulle doppiette nei parchi il 91% non è d’accordo; e infine l’idea di concedere la licenza di caccia ai sedicenni raccoglie un 94% di contrari.
Il punto di vista del cacciatore “C.”
Se dalle associazioni animaliste e dagli ambientalisti ci si aspettava la piena opposizione, meno chiara risulta la posizione dei cacciatori stessi. Per questo abbiamo incontrato un cacciatore, membro di Federcaccia, che chiameremo C., in quanto ha preferito non divulgare la propria identità.
Secondo l’opinione del signor C. non c’era alcun bisogno di questo decreto perchè esisteva già una legge che regolamentava l’attività venatoria: “Questa liberalizzazione selvaggia è inutile e dannosa. In questo modo “si finisce” la caccia. Ora, nelle aree protette, la fauna si riproduce indisturbata e questo contribuisce a mantenere l’equilibrio naturale dell’ecosistema”. Il signor C. ci spiega che attualmente esistono regole precise per cacciare, soprattutto sulle modalità e i tempi: “Ogni anno, ogni regione e ogni provincia stabilisce un calendario venatorio secondo il quale si vanno a cacciare le specie in sovrannumero che arrecano danni all’agricoltura e all’ambiente. Per esempio – continua C. – negli ultimi tempi a Modena sono stati emanati permessi per uccidere i piccioni secondo un piano di abbattimento guidato ed effettuato da persone abilitate, ovvero con alle spalle un corso e un esame”.
I meriti dei cacciatori responsabili
Se da una parte è giusto proteggere le specie in minoranza, dall’altra bisognerebbe tenerle monitorate nel tempo per evitare il sovraffollamento e i danni alle colture. Danni che attualmente vengono risarciti con i fondi che i cacciatori corrispondono all’associazione, come è successo con gli ungulati (caprioli, cervi, daini) e i cinghiali.
Per quanto riguarda la riduzione della vigilanza, il signor C. ha in mente una soluzione alternativa: “Alle guardie ecologiche e zoofile, piuttosto che compiti solo vessatori nei confronti dei cacciatori, darei anche incarichi a contatto diretto con la natura e l’ambiente. Per esempio, attualmente, in caso di neve o siccità, sono i cacciatori che portano cibo e acqua agli animali in difficoltà e che tengono sotto controllo i nocivi, ovvero volpi, nutrie, cornacchie e gazze, quando iniziano a fare troppi danni in una zona. Oggigiorno, che la caccia non è più necessaria per sfamarsi, il cacciatore – puntualizza C. – viene purtroppo considerato dall’opinione pubblica come un delinquente. In realtà, non ci si rende conto che, se rispetta regole e normative, svolge una funzione utile per gli equilibri faunistici ed ambientali”.
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L’immagine: pettirosso usato come zimbello.
Jessica Ingrami
(LM BO n. 2, 15 aprile 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 40, aprile 2009)