Dal mese di ottobre 2008 fino a febbraio 2009 Palazzo Strozzi di Firenze ha ospitato la mostra Caterina e Maria De’ Medici. Donne al potere, un omaggio alle due donne della celebre famiglia De’ Medici, che governò Firenze dal secolo XV al 1737. Caterina e Maria, regine di Francia, sono considerate due figure controverse ed emblematiche che hanno contrassegnato, con il loro governo, un secolo di storia dell’Europa.
La prima sezione della mostra ha ospitato le tele con i ritratti e i matrimoni delle due sovrane e una scelta di opere da collezionismo amate dalle stesse, significativa per comprenderne gusti e inclinazioni. Un esempio tra tutti: il talismano astrale che Caterina possedeva testimonia il suo interesse verso l’occultismo, ricco di sottintesi magici e di superstizione.
Il confronto fra le due regine – Nasce spontaneo il confronto tra Caterina e Maria in quanto a bellezza: più dolce la figura di Maria, meno delicata e dall’aspetto maestoso e superbo quella di Caterina. Molte le vicende che ebbero in comune, per esempio contrassero ambedue un matrimonio per questioni economiche e diplomatiche. Appena quattordicenne, nel 1533 Caterina andò in sposa al coetaneo Enrico II, mentre la venticinquenne Maria si unì a Enrico IV nel 1600. Entrambe rimasero vedove dopo pochi anni di matrimonio. Caterina, dopo la morte del marito, restò sola e circondata da nemici pronti a contendersi il controllo della Francia, eppure resse le redini del potere lungo il regno di tre sovrani francesi (i figli Francesco II, Carlo IX ed Enrico III). Il suo nome è legato alle guerre di religione tra cattolici e ugonotti, nelle quali fu suo malgrado coinvolta. La storiografia recente ne sta rivalutando in positivo la figura. Anche Maria rimase presto vedova, dopo soli dieci anni di matrimonio, e, dopo un periodo di reggenza, visse una dolorosa epoca di complotti. Ricordiamo quello che ordì nei confronti del cardinale Richelieu, di cui aveva favorito l’ascesa. Maria si è guadagnata la fama di donna avida di potere, di madre spietata, che entrò persino in guerra con il figlio Luigi XIII per il trono di Francia.
Gli arazzi esposti a Palazzo Strozzi – Quindici arazzi, alti quasi cinque metri, furono commissionati da Enrico IV di Navarra che li dedicò a Maria incentrandoli sul tema dell’educazione del principe ideale, suo figlio, il futuro Luigi XIII. Gli arazzi vennero intessuti sulla base del testo Histoire de la royne Arthemise scritto tra il 1561 e il 1562 dal poeta Nicolas Houel, speziale e filantropo parigino, il quale aveva composto il poema epico proponendolo a Caterina De’ Medici, allora reggente di Francia.
Il mito delle due Artemisie – La serie di arazzi – che Enrico IV non vide mai, perché assassinato nel 1610 – si ispirano alle storie di due Artemisie dell’antichità, che furono entrambe regine della Caria: Artemisia I, la regina guerriera che prese parte alla battaglia di Salamina; Artemisia II, la vedova del re Mausolo, che fece costruire un monumento funerario (detto, appunto, “mausoleo”) in memoria del marito scomparso. Con la riscrittura di questi due miti, dunque, si fondono in un’unica immagine il lutto vedovile di Artemisia II e la potenza di Artemisia I. La tessitura degli arazzi fu affidata dal re nel 1607 alla manifattura del faubourg Saint-Marcel, da lui stesso fondata. Ci ha colpito in modo particolare la sezione finale della mostra, dal titolo Restituzione di Artemisia al mito, nella quale sono state esposte le opere di famosi pittori italiani del Seicento. Molto interessante il dipinto in cui viene rappresentata la seconda regina di Caria mentre beve le ceneri del marito miste ad acqua e poi offre il proprio corpo come urna per farne una sorta di mausoleo vivente.
L’immagine: La regina distribuisce il bottino di guerra (Manifattura del faubourg Saint-Marcel su disegno di Antoine Caron; primo decennio del XVII sec.; lana, seta, argento, oro; cm 497×660).
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno IV, n. 42, giugno 2009)