Nel nostro paese sono sempre mancate forze conservatrici e liberali di stampo europeo
Già Piero Gobetti rilevava l’anomalia della destra italiana, anomalia che nel tempo ha prodotto idee, regimi, e uomini che hanno impedito lo sviluppo di quella “destra normale” di stampo europeo, che oggi normalmente ritroviamo nel vecchio continente. Ostacoli importanti, che possiamo far risalire al nostro Risorgimento, ne hanno impedito uno sviluppo normale.
Già nei primi governi post unitari fu presente una commistione tra destra e sinistra tendente a escludere il radicalismo sia di sinistra sia di destra. Altro ostacolo fu il ruolo economico dello Stato. Da esso dipendeva la legittimazione complessiva del nascente Stato italiano e del suo regime, rappresentando nel tempo un importante fattore di opportunismo per la sinistra e parassitismo immobilista per i ceti borghesi professionali e imprenditoriali. Altra causa che impedì il formarsi di una destra classica fu il fattore religioso, che dal periodo tra l’unità d’Italia e il 1922 ebbe un marcato orientamento antinazionale, rendendosi così inutilizzabile dalla cultura politica che poteva creare appunto una destra conservatrice o liberale.
In relazione a ciò, l’unica destra che si formò in Italia fu una versione modificata e corretta della sinistra. Questo fu in realtà il fenomeno fascista. Era populista, antiliberale e antiparlamentare: tutti caratteri sinistrorsi. Con il fascismo quei pochi germogli di destra liberale crebbero con il sospetto continuo d’essere collusi con la destra fascista. Ciò rientrava, per ovvie ragioni, anche nell’interesse della sinistra. Questo “popolo nascosto” ha contribuito al consolidamento della cattolicissima Democrazia cristiana, poiché non trovava altro rifugio, e anche del Pci, grazie alla retorica del pericolo fascista, con cui i comunisti italiani puntellavano la propria importanza. La mancanza nel nostro Paese di una vera ideologia di destra le ha impedito di trovare quelle risorse intellettuali capaci di sfornare produzioni letterarie e mediatiche egemoni nel campo culturale, e questo anche dopo il 1994, quando per ben tre volte ha vinto le elezioni politiche. Mentre, nel frattempo, la sinistra s’è appropriata di tutti gli spazi disponibili.
Solo dal 1994 questa massa elettorale prima nascosta nei meandri della Dc, ma dal punto di vista sociologico appartenente alla destra, è venuta allo scoperto, grazie all’entrata in politica di Silvio Berlusconi, che mise fine alla pregiudiziale antifascista coagulando su di sé quel popolo anticomunista che comunque non voleva far parte della nuova sinistra che si andava formando con l’avvento della Seconda repubblica. Nonostante questa nuova destra sia stata al governo per dieci anni, ancora non è capace di darsi una vera identità, limitandosi a lottare per impedire alla sinistra di vincere le elezioni. L’obiettivo di una rivoluzione liberale è stato completamente mancato. Le ragioni sono da far risalire al coagulo di tre modelli di destra molto diversi tra loro: quella post fascista, quella leghista e quella berlusconiana.
Berlusconi, abilissimo nel riunire le tre anime della nuova destra italiana, si è dimostrato incapace di essere anche un leader politico, mancandogli ogni predisposizione reale per la politica, e quindi, una volta al governo, rendendo inefficace l’azione di governo. Rimane tutta presente una debolezza fondamentale della destra italiana, perpetuando nel gotha del pensiero intellettuale italiano un pregiudizio che la vede sia come un pensiero radicalmente negativo, estraneo all’ordine costituzionale democratico, sicché, secondo tale visione, il sistema politico italiano potrebbe fare a meno di un polo politico di destra.
Tullio Marra
(LM EXTRA n. 28, 15 maggio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 77, maggio 2012)
La DESTRA che conosco è quella della dittatura fascista, del militarismo, della disattenzione all’equo riparto delle risorse, del capitalismo, del conservatorismo, del maschilismo, del nazionalismo vellettario.
Ecco perchè non mi piace.
Infatti è quella che si è affermata in Italia, la destra fascista che originò la sua fortuna dalle vicende post I° guerra mondiale, da reduci che dopo la vittoria furono semplicemente rimandati a casa e videro respinte tutte le loro istanze, cioè della vittoria approfittò solo il capitalismo. L’altra destra, quella di stampo europeo, non conobbe spazi. Rimarco il fatto che la destra fascista proveniva da una branca deviata del socialismo. Infatti Mussolini fu per alcuni anni direttore dell’organo del partito socialista L’Avanti.