Le proposte del Convegno “Obiezione di coscienza in Italia”, organizzato da Aied e Associazione Luca Coscioni
Concorsi con quote riservate ai medici non obiettori di coscienza, un albo dei medici obiettori, affinché i pazienti siano informati sull’atteggiamento del proprio ginecologo e il disegno di una legge ad hoc che regolamenti i principi dell’obiezione di coscienza. Sono queste le proposte avanzate in occasione del convegno Obiezione di coscienza in Italia organizzato dall’Associazione italiana per l’educazione demografica (Aied) e dall’Associazione Luca Coscioni, tenutosi lo scorso 22 maggio a Roma, presso il Senato.
A 34 anni dall’approvazione della legge 194, a fronte di un calo di oltre il 50% del numero degli aborti, emerge la necessità di trovare soluzioni per far fronte al sempre maggior numero di medici obiettori e «per far sì che il diritto dei medici a obiettare e il diritto delle donne a interrompere la gravidanza possano essere equamente garantiti», come ha sottolineato Mario Puiatti, presidente nazionale dell’Aied. La proposta di una legge quadro, presentata da Bruno de Filippis, magistrato ed esperto di diritto di famiglia, prevede, tra l’altro, che nell’ambito del servizio pubblico le strutture siano obbligate a organizzare il servizio in modo da ovviare alla presenza di obiettori, dando ai cittadini in caso contrario la possibilità di denunciare chi non lo garantisca per «omissione in atto d’ufficio» e «interruzione di pubblico servizio».
«L’obiezione di coscienza» ha spiegato De Filippis «è un valore laico e costituzionale, non solo religioso. Per questo vanno stabilite regole che non la banalizzino e allo stesso tempo obbligano a che il servizio sia garantito». Tra le proposte inviate alle Regioni anche quella di consentire alle strutture ospedaliere che forniscono il servizio di Ivg «di avvalersi di medici gettonati per sopperire alle carenze di medici non obiettori laddove non si riesca a garantire un equilibrato bilanciamento fra i medici strutturati obiettori e non obiettori».
Ulteriori proposte arrivano anche alla Camera. I centristi chiedono la «piena attuazione al diritto all’obiezione di coscienza in campo medico e paramedico, garantendone la completa fruizione senza alcuna discriminazione o penalizzazione». Mentre Pd e Idv chiedono che sia garantito allo stesso tempo anche il diritto delle donne di interrompere la gravidanza e chiede al governo che si impegni «a evitare che ci siano presidi con più del 50% di medici obiettori».
(k.g.)
(LM EXTRA n. 28, 15 maggio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 77, maggio 2012)
Trovo che questi attacchi all’obiezione di coscienza siano un segno di intolleranza, e un modo per voler comprimere la libertà delle persone.
Fare gli aborti non è uno dei compiti del medico.
Il medico ha il compito di guarire le persone dalle malattie o almeno di ridurre le loro sofferenze. Il ginecologo fa questo in particolare per le malattie degli apparati femminili.
Se la legge 194 ha dato ai ginecologi il compito di eseguire gli aborti, è solo perché sono gli operatori che già ‘avevano a che fare’ con le donne. Certo non poteva dare il compito di eseguire degli aborti a chiunque!
Ma così ha imposto a dei medici di fare il contrario di quello che è il loro mestiere, cioè spegnere la vita di un essere umano. Fare aborti non è una mansione implicita del medico. Come non puoi imporre ad un cacciatore di andare a fare la guerra, solo perché sa usare il fucile. Proprio per questo stravolgimento, la legge ha previsto l’obiezione di coscienza.
L’obiezione, come ha più volte detto la Corte costituzionale, è un diritto umano fondamentale, e sarebbe un atto grave discriminare le persone sulla base della loro coscienza con concorsi riservati, liste di proscrizione o altro. Finché avremo una Costituzione e una Corte che la difende, questi atti verranno fermati al primo ricorso.
Però dispiace che anziché interrogarsi sul perché i tre quarti della classe medica si rifiuti oggi di fare aborti, del peso sulle coscienze che tanti medici si portano dietro… si invochi una restrizione dei diritti delle persone.