Nella poesia di Giovanna Secondulfo, al di là dei componimenti più eticamente “impegnati”, compare spesso una sensazione di spaesamento nei confronti del presente, della deludente realtà contemporanea. Ecco, quindi, la nostalgia del passato, la memoria, il recupero del tempo andato e delle sensazioni che lo accompagnavano. Questo, pertanto, uno dei fili conduttori della sua silloge Angoli di vita (pp. 84, € 10,00, undicesimo volumetto della collana di poesia Le costellazioni sonore della inEdition editrice).
Secondo Luca Viglialoro, curatore della collana, “della grana sottile dei sogni, le poesie della Secondulfo regalano al lettore versi in cui la realtà quotidiana si confonde con l’immaterialismo. Temi come il viaggio, l’identità, la sessualità, sono presenti per quel tanto che vengono evocati da un oltre periferico, ossia la coscienza che si rivolge ai suoi fantasmi.
In un climax catartico, talvolta velato da una nostalgia per una trascendenza passata e irraggiungibile (una sorta di Sehnsucht mistica), ogni incontro con le situazioni diventa la via d’accesso per un attimo di eternità. È come se, pur avendo abbandonato la terra, gli dei ci avessero lasciato un tempo per la pura contemplazione, grazie alla quale ci si può liberare dal peso “umano, troppo umano”, dell’interiorità.
Con una riflessione interna tutta centrata su un archetipo etico da perseguire, posto sempre sulla linea di confine della conoscenza, queste poesie dichiarano dunque la loro piena appartenenza al romanticismo e al post-simbolismo italiano del Novecento.
Senza eludere questioni attualissime, l’autrice sembra inoltre reclamare presenze che la seguano nel suo frastagliato inconscio, del quale la poesia dovrebbe rappresentare il correlato oggettivo. Come in un’autentica epifania, città, persone, paesaggi e sensazioni non elaborate, si congiungeranno come “angoli” di un prisma tanto complesso, quanto prezioso e affascinante: la vita”.
Ecco un nutrito “assaggio” della produzione poetica della Secondulfo raccolta in Angoli di vita.
Ispirazione
Sorda musa ribelle,
reca in dono un’idea
alla mia anima stanca.
Non spira un alito
di pensiero.
Tace la madre delle mie bugie,
la fantasia,
giace immobile
nel cuore della stanza.
Come sfrecciava
veloce un tempo
sulle rotaie
dell’immaginazione!
Ora sola e affranta
senza di te
langue.
Rituale
E passi e ancora passi
lungo quel sentiero
ogni mattina.
Quasi all’alba l’odore
di erba bagnata mista al fieno.
Lenti pensieri
le onde leggere del vento
sollevano,
sbiaditi muti ricordi
tornano
in cerca di voce e colore.
L’unica offerta del cuore
è un bianco e nero ingiallito.
Viaggio
%09
Cercami nei segreti
profondi di anfratti scuri,
nelle pieghe di pensieri
all’ombra di occhi
semichiusi.
Cercami nelle giornate
di brina primaverile,
sulle guance dei petali
ancora addormentati,
nelle malinconie
di notti di luna piena,
quando solo spadroneggia
sul mare isolano.
Cercami in quel sentiero
di montagna
cosparso di ricci di castagne
ancora verdi,
nel bianco febbrile
di neve caparbia.
Cercami nelle biade
che ondeggiano al sole,
nella terra che cerca calore,
in quell’ulivo che solo cresce
pensando
di non dover mai morire.
Pensieri
Era il silenzio,
un deserto arido di parole,
di suoni, di immagini note.
Era la solitudine
il perdersi leggero di un pensiero
nato tremulo
sull’onda ribelle di un mare selvaggio,
era la dolcezza
il tepore sconosciuto
dell’arena scura e stanca.
Era solo il ricordo,
in un guizzo balenante
d’un tramonto dai colori vivaci,
a pochi passi da me.
Settembre a Reviglione
Una volta eravamo felici,
si aspettava settembre e le nocciole.
All’alba ci si alzava frenetici.
La campagna era un sogno
bagnata di rugiada
e gli uccellini cantavano
dal sacro noce.
Le farfalle spaventate
dalla caccia ingenua
si alzavano in volo
con strane traiettorie.
Sorseggiare il caffè sempre caldo
diluito con l’acqua,
il nostro passatempo preferito.
Ed il pane mangiato
fra il rumore dei rastrelli
aveva un sapore speciale.
I sacchi erano tappeti
e le gabbie case,
il pozzo era il forno
e i loti lampadari.
Noi i proprietari di un
sogno che sembrava
non dovesse mai finire.
Contemplazione
In festa il paese,
c’era la banda, il gatto cieco,
i fusi e la lana.
Comignoli
sbuffanti di cerchi confusi
al cambiare del vento.
L’aria di bolle,
le oche e i pistacchi,
l’uomo della roulette,
i lilla colorati
e il sole.
Da quella finestra,
come uno sguardo sul mondo,
il mio strano pensiero.
(da Giovanna Secondulfo, Angoli di vita, Prefazione di Luca Viglialoro, inEdition editrice/Collane di LucidaMente)
L’immagine: particolare di Lerici, nuvole sul mare (2002, olio su tela) di Paola Seni Oliboni.
Marco Papasidero
(LucidaMente, anno III, n. 33, settembre 2008)