Connettivismo è, ormai, una parte non trascurabile di storia italiana del fandom della fantascienza, vissuta soprattutto su Internet, relativamente ai primi anni di questo nuovo millennio. Precedentemente esistevano soltanto frammenti disaggregati d’idee in formazione, embrioni e vaghe sensibilità che, spesso, non avevano possibilità di svilupparsi poiché tutto era affidato alla fantasia di uno o pochi sviluppatori (il termine informatico non è casuale: parlando di Connettivismo non è difficile sconfinare nel mondo tecnologico e digitale dello sviluppo software). Questi artigiani vagavano, nella Rete come nella realtà usuale, alla strenua ricerca di una finestra sul mondo per affermare il proprio grido, la propria sensibilità verso il futuro che doveva essere intriso non più soltanto di tecnologia, software e backup, ma anche di misticismo, di un senso d’oscurità profonda che affondava le proprie radici nelle ghost stories di fine Ottocento e inizio Novecento, pregne di un senso misterico che affondava, a sua volta, nel mondo classico e più indietro ancora.
Inizi del Connettivismo – All’inizio del nuovo millennio, in moltitudine anonima ed eterogenea, iniziammo a ritrovarci alla corte di Massimo Ferrara e del suo Club G.Ho.S.T., uno dei principali luoghi di confluenza del fandom internettiano di allora. Inconsapevoli del nostro comune cammino, cominciammo a tracciare prima rapporti di amicizia ramificati e poi, sempre più frequentemente, filamenti di feeling creativo comune ma, stavolta, “dedicati”; così, mentre progetti creativi prendevano rapidamente vita, e si sfasciavano con la stessa velocità, si cominciarono a discriminare i contatti, alla ricerca della scintilla definitiva.
Verso la fine del 2002 strinsi i legami con Marco Milani e nacquero così, su Internet, il sito amatoriale, gestito da Milani, Domn-mistic-on (evolutosi poi nel più solido Domist.net Letteratura e Pace) e, quasi contemporaneamente e con funzione orbitante proprio attorno a Domn-mistic-on, il mio sito ufficiale – nel senso che contiene tutto il materiale finito di mia produzione. Come collante di queste due realtà più o meno statiche e con funzione stavolta dinamica, sperimentale e propedeutica al futuro, nasceva poco dopo il blog Cybergoth, gestito perlopiù da me stesso. Ecco, l’impianto funzionale del Connettivismo era nato.
Era la primavera del 2003 quando Giovanni De Matteo irruppe nel Club G.Ho.S.T. col suo Notturno n° 23. Subito fu accolto nell’organico del blog perché le sue sensibilità riconducibili allo Sterling della Matrice spezzata erano irresistibili e chiare.
Sviluppi e ascendenze – Da allora il nome del blog Cybergoth e dei suoi redattori cominciò a correre in Rete. In quanto luogo di sperimentazione, presto maturò l’esigenza di guardare oltre. Io e De Matteo cominciammo a confrontarci sugli obiettivi da raggiungere, su come concepire la nuova frontiera che doveva definirsi per mantenere alto il livello sperimentale del blog e della nostra poetica. Nell’autunno del 2003, improvvisamente, per iniziativa di De Matteo, prese forma il Manifesto del Connettivismo, in una forma non troppo embrionale rispetto a quella definitiva; ma era presto, non eravamo pronti alla diffusione e, soprattutto, non eravamo pronti all’adesione nemmeno noi. Fu deciso di tenere il Manifesto in stand-by ma, al contempo, De Matteo fondò il blog Junction con il preciso scopo di farlo funzionare come ulteriore attrattore caotico verso il germe connettivista; attendevamo così che le sperimentazioni di scrittura si evolvessero verso un punto qualsiasi, come se un fiore dovesse prima o poi sbocciare, senza averne però la certezza.
Il momento venne un anno dopo, quasi casualmente. Rilessi per caso il Manifesto ed ebbi la folgorazione dell’esattezza delle visioni di De Matteo; era necessario andare oltre il cybergoth per definire non solo la parte tenebrosa del nuovo mondo, ma anche tutto il resto. Nel frattempo, eravamo diventati coscienti di avere ereditato empaticamente germi del Cubofuturismo russo tramite il completo distacco dalle formule poetiche del passato, con la volontà di una rivoluzione lessicale e sintattica. Ma eravamo anche eredi dei Crepuscolari, laddove avvertivamo la crisi spirituale del nostro tempo come un crepuscolo, e dell’Ermetismo, per via dell’oscurità e dell’indecifrabilità della nuova poesia, difficile in confronto alle chiare strutture della poesia classica, in una persecuzione d’intenti che doveva portare alla libertà non solo dalle forme metriche e retoriche tradizionali, ma anche da ogni finalità pratica, didascalica e celebrativa. Pure il Surrealismo era padre del Connettivismo, soprattutto nei tratti della costante ricerca di una realtà superiore così da giungere a una trasformazione delle immagini, che abitualmente vediamo in base al senso comune, in altre che possano trasmettere l’idea di un diverso ordine della realtà.
Infine, la paternità del Futurismo si agitava sul nuovo movimento: qualcosa di italiano, prima di tutto, come il Connettivismo nella genesi e nel tentativo di organizzare la sfilacciata scena della fantascienza (italiana), forse davvero l’unica branca artistica in grado di incarnare attualmente il concetto d’avanguardia. E poi, Futurismo per la smania di esplorare il mondo del futuro, fatto di parametri quali la modernità contro l’antico (anche se, per quanto ci riguarda, solo parzialmente contro); la velocità contro la stasi, in un’esaltazione della modernità che passa anche tramite la ridefinizione dei canoni estetici, prescindendo dai deliri bellici e politici che il Futurismo si è poi fatalmente portato appresso durante il ventennio fascista.
Diffusione – Il tutto si mescolava, come in un magico crogiuolo, col Cyberpunk che aveva scosso e destato le coscienze degli anni Ottanta, dando le coordinate verso cui il mondo si sarebbe mosso, con ogni probabilità, nei vent’anni successivi. Al contempo però, il Connettivismo se ne distanziava; potremmo dire che “il Connettivismo sta al Cyberpunk come il Romanticismo sta all’Illuminismo”: era come aprire gli occhi non più sul mondo bensì sull’anima. A noi connettivisti premeva – improvvisamente e fortemente, come se fossimo stati folgorati dalla nostra stessa visione – dare i punti nodali di un movimento, spesso definito, rozzamente e con una punta di mancata conoscenza, “del postcyberpunk”: si cominciava, così, a parlare di un mondo in cui le sensibilità si stavano connettendo in un modo inedito grazie alla Rete e alla tendenza al postumanismo – forse l’unico vero legame che il Connettivismo ha col Cyberpunk – e anche attraverso le sensibilità espresse nel passato della storia umana, tramite le ultime discipline della matematica (su tutte, quella del caos), della fisica quantistica e delle scienze umanistiche che hanno imperversato durante tutto l’arco storico conosciuto.
Da allora è successo di tutto. Il Connettivismo è uscito su carta con la rivista trimestrale NeXT e si è presentato al mondo con un’antologia e con dei fumetti; le richieste di collaborazione ricevute e date si sono moltiplicate; si organizzano programmi radio, musicali e non; si partecipa a reading; si allestiscono convention connettiviste; si pensa alla tv e si guarda al mondo del cinema dopo aver realizzato un cortometraggio che ha spalancato la nostra fame dell’ottava arte. Il primo cortometraggio connettivista, La trentunesima ora, è stato realizzato grazie anche alla preziosa opera di Francesco Cortonesi della Filmhorror.com, altro figlio prediletto di Ferrara e del suo Club G.Ho.S.T. Così, ora sono pronte altre sceneggiature, altri clip da realizzare, mentre la comunità connettivista si allarga come un’infezione (i membri, al momento, sono circa una trentina): a memoria cito, dimenticando sicuramente qualcuno, Gianluca Kremo Baroncini (che si è aggiunto da subito – la sua Nazione Oscura è casualmente nata la stessa notte del Connettivismo), Marco Antares666 Moretti, Domenico 7di9 Mastrapasqua, Giorgio Messina, Umberto Ubicc Bertani, Umberto 2×0 Pace, Fernando BlackHoleSunc Fazzari, Michele DottoreInNiente Nigro, Alex Logos Tonelli, Simone AbateDegliStolti Conti, Mauro Dixit Ciancian, Roberto ro Furlani, Daniele Cascone, Francesco D’Isa e tanti altri che sono lì, a sbirciare e assorbire le vibrazioni che salgono dal nuovo portale del movimento – www.next.station.org.
L’immagine: il logo del sito connettivista next-station.org.
Sandro Battisti
(LucidaMente, anno II, n. 8 EXTRA, supplemento al n. 22, 15 ottobre 2007)