Ai margini del prato
Mao Ciccetti, gatto soriano,
osserva immobile
due passeri lavarsi a capriole
sul terreno.
E io osservo lui.
Teso, vibrante, attento,
offre il profilo sferico
dei grandi occhi liquidi
color moscato.
La punta della coda
freme
mentre s’abbassa sul ventre
e pure le vibrisse.
Avanza lento
come leone d’Africa,
soltanto un po’ più piccolo.
Ora si decide, già lo sento,
e infatti scatta,
spicca il balzo
ed una zampa scaglia
a unghie estratte…
…appena un pelo dietro ai due
che se ne vanno in volo.
Rimane impietrito, Mao,
il collo arcuato e steso,
a osservare gli uccelli scomparire in cielo.
Resta così per un momento lungo
poi si gira, guarda fisso a me.
Mi guarda e non fa un gesto
ma il suo bel muso dolce
sembra che dica:
“No, non è davvero giusto
che loro possano volare
e che io debba starmene quaggiù,
qua sulla terra!”.
(Mao Ciccetti)
Alberto Angelici
L’autore è nato a Bologna nel 1950. Laureatosi in giurisprudenza,
si è trasferito prima a Parigi, poi in Canada, dove ha vissuto e lavorato a lungo.
Attualmente vive nella campagna bolognese e si occupa di tecnologie
informatiche. Fin da giovane si è dedicato alla scrittura di racconti brevi e di note di viaggio, ma saltuariamente anche di poesie. Ha scritto su numerose riviste letterarie, pubblicando oltre duecento articoli e collaborando con la casa editrice Vallecchi di Firenze. Alcune sue poesie sono state pubblicate nel 1997 e nel 2001 sui volumi antologici della Golden Press di Genova. Nel 2005 ha partecipato, per la sezione poesia, alla manifestazione bolognese Arte e portici. Nel 2006 ha ricevuto il premio speciale Albori nel concorso letterario indetto dal comune di Vietri sul Mare (Salerno), con il racconto breve Dal nulla, una piuma.
IL COMMENTO CRITICO
Che strani esseri, questi gatti! Felini metropolitani: un po’ casalinghi, un po’ gitani. Sembrano dolci, quasi angelici, quando – padroni della casa – cercano coccole e cibo tra le nostre braccia. Diventano invece anarchici, quasi diabolici, quando in loro esplode selvaggiamente l’istinto della caccia.
Gatti neri, bianchi, pezzati a strisce, a volte belli, a volte buffi, ma sempre astuti: sanno quello che vogliono e molto spesso lo ottengono.
Gatti letterari – La duplice natura di questi simpatici felini è colta argutamente nei versi di Alberto Angelici, soprattutto quando descrive le eleganti movenze leonine di Mao Ciccetti, il suo tentativo di librarsi in volo, il suo corruccio per non aver catturato i passeri e per non riuscire a muoversi in aria come loro. E l’immaginario interloquire dell’animale con lo scrittore ci riporta alla mente le figure di altri celebri gatti letterari: l’intrepido gatto con gli stivali dell’omonima fiaba di Charles Perrault; l’ineffabile gatto di Cheshire, che intrattiene con sogghigni e motti arguti la protagonista di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll; il “gatto delizioso, forte e dolce” che rasserena e ammalia Charles Baudelaire ne I fiori del male; il diabolico Behemot, che imperversa con lazzi e atti vandalici nella Mosca de Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov.
Ghermire l’impossibile – Nonostante l’insuccesso, siamo certi che Mao non si dispererà a lungo e che – proprio come Behemot – si avventurerà presto in altre difficili imprese: proprio l’esclusiva e speciale rapidità con cui i gatti cambiano umore è ciò che li rende inafferrabili alla nostra razionalità. E, quando il loro sguardo apparentemente deluso cerca il nostro, non è per trovare conforto, ma forse per invitarci, beffardamente, a sostenerli nei loro sforzi per ghermire l’impossibile. Leggendo i versi di Angelici, ci ritorna il flashback di tanti gatti simili a Mao, che in ogni angolo del mondo abbiamo visto librarsi in alto per catturare uccelli e persino pipistrelli. E, mentre li guardavamo impavidi tentare di violare le leggi della gravità, abbiamo sempre provato ammirazione e affetto per queste creature affascinanti, simbolo vivente della libertà.
L’immagine: foto di un nostro amico gatto.
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno II, n. 22, ottobre 2007)