Per il solo fatto di essere naturalmente e oggettivamente splendida, scrivere un articolo sulla città di Tropea diventa un compito arduo, poiché si fa più alto il rischio di cadere nella trappola abilmente nascosta e insidiosa dei luoghi comuni. Certo non vi è altro modo che l’utilizzo delle parole, offerteci dalla nostra lingua, per disquisire piacevolmente sul “bello”.
Il dato di fatto è che la storia di Tropea è intrigante, la sua posizione offre panorami mozzafiato, la sua architettura si è conservata intatta nel tempo e anche la cultura vi riveste un ruolo di importanza primaria.
Come sostiene l’antropologo Vito Teti, “l’identità culturale di Tropea si definisce e si articola nella “lunga durata”, prevalentemente, attorno a elementi che chiamano in causa insieme la “natura” e la storia, la geografia e la “cultura-coltura”, la bellezza della città e la fertilità dei luoghi”. Tale citazione, che riportiamo da un prezioso saggio presente all’interno nel volume Tropea. Storia cultura economia (a cura di Fulvio Mazza, collana Le città della Calabria, Rubbettino, pp. 348, € 42,35), è il tassello di un macro discorso sulla “Perla del Tirreno”. Si tratta di un volume possente nella struttura, scientifico nei testi, ma divulgativo nell’impostazione, che traccia le vicende cittadine dalle origini ai giorni nostri grazie al contributo di diversi e qualificati autori.
La storia – Le vicende cittadine sono fortemente rappresentative del percorso storico dell’Italia e dell’intero Mediterraneo. All’interno del volume citato, leggiamo, da una nota di sintesi redazionale, come la rocca su cui sorge il santuario di Santa Maria dell’Isola, di origine bizantina e più volte danneggiato e ricostruito nel corso dei secoli per diverse vicissitudini, “può essere considerata il simbolo stesso di Tropea, luogo di incontro e di scontro di antiche civiltà”. Nello stesso volume ci si sofferma, tra l’altro, sull’etimologia del toponimo “Tropea”. Diverse sono le ipotesi analizzate e, fra queste, la più attendibile sembra essere quella della derivazione dal latino tropaia, “trofei”. Per la sua bellezza, dunque, la città costituiva una sorta di dono innalzato da illustri personaggi della storia romana sul sito delle loro vittorie. Seguendo un altro passo di sintesi redazionale del volume citato, quello riferito ai nostri anni più recenti, leggiamo che il maggior merito del ceto politico tropeano è rappresentato da un’insolita capacità, spesso assente sia in Calabria che in Italia: quella, cioè, di aver saputo conciliare lo sviluppo civile, economico e culturale della popolazione senza compromettere il mare e il centro storico, i due maggiori beni della città.
Il turismo – Il turismo di qualità è principalmente incentrato sul mare: la trasparenza e il colore delle acque di Tropea le hanno valso spesso l’assegnazione della “Bandiera blu europea” e, da Legambiente e dal Touring club italiano, il riconoscimento delle “5 vele”. La sua posizione è naturalmente suggestiva ancor prima di raggiungerla: la si vede, arroccata su di una rupe a picco sul mare, come inaccessibile. Dal basso si vorrebbe subito afferrarla e, quando si è guadagnata per iniziare ad esplorarla, ti avvolge col suo fascino. Si è impotenti, e l’illusione di trovarsi in alto, convinti, da lì, di riuscire a dominare la natura, stimola ad affacciarsi dall’alto delle sue balconate. Ma il paesaggio che ci si trova davanti ti rapisce: i suoi colori, i riflessi dell’acqua e lo spettacolo infinito lasciano senza fiato. Tropea è dunque il simbolo di una Calabria “diversa” da quella spesso portata alla ribalta dalla cronaca, un trofeo, appunto, di cui tutti vorrebbero far mostra.
L’architettura – Alla bellezza della natura si accosta anche quella creata dall’uomo, rimasta pressoché intatta nel tempo: severe dimore e discreti palazzi dai grandi portali in granito o pietra tufacea impreziosiscono il nucleo cittadino. Al centro del corso Vittorio Emanuele, piazza Ercole ospita il monumento al filosofo Pasquale Galluppi e, muovendo da qui attraverso via Roma, si può raggiungere il largo dove sorge la suggestiva cattedrale di epoca prenormanna. Via Boiano, tra le più suggestive delle strade della città vecchia, ospita villa Braghò, una delle tante dimore patrizie, con uno splendido portale barocco del 1721. Nel largo Galluppi si erge la chiesa di San Francesco d’Assisi, o dell’Immacolata, riedificata nel 1661sull’area di una chiesa medievale e, proseguendo, si giunge sull’attuale piazza Municipio, che ospita palazzo Capialbi d’Aquino, la residenza che diede i primi natali a Galluppi. Attraverso via Lauro, dove si può ammirare palazzo Toraldo, si arriva sul largo Migliarese in cui si erge palazzo Mottola-Gabrielli, dove nacque e morì don Francesco Mottola, il cui nome è legato alla fondazione di tanti istituti di assistenza per i meno fortunati, le cosiddette Case di carità. Concluso il tragitto, si perviene nuovamente sul corso principale terminante con una splendida balconata che offre un suggestivo panorama a quaranta metri sul mare. A destra si vede lo scoglio di San Leonardo, da un secolo unito alla terraferma, e a sinistra un altro scoglio su cui sorge il già citato simbolo della città: la bellissima chiesa di Santa Maria dell’isola.
Il premio letterario – Tropea espresse nel corso degli anni numerose personalità culturali. Nel XVII secolo, in particolare, testimonianze documentarie e letterarie certe indicano la nascita dell’Accademia degli Affaticati. La stessa, dopo circa un secolo di “riposo”, è risorta nel maggio 2006. L’obiettivo dell’Accademia di oggi – presieduta dal giornalista Pasqualino Pandullo – è stato, sin dalla rifondazione, quello di organizzare un grande premio letterario nazionale capace di collocare, anche in campo umanistico, la capitale calabrese delle vacanze all’altezza della sua fama turistica internazionale. Il sogno ha preso forma e l’obiettivo è stato raggiunto con il premio “Città di Tropea-Una regione per leggere”. Al comitato tecnico-scientifico, presieduto dalla giornalista e scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti, è spettato il compito essenziale di scegliere, all’interno di una rosa di 27 libri, la terna dei finalisti. Questa è poi passata nelle mani della giuria popolare composta dai 409 sindaci calabresi, insieme a 24 persone di estrazione diversa residenti a Tropea, più 17 soci fondatori dell’Accademia e ancora 13 studenti di scuole superiori calabresi. Accogliendo l’invito porto dagli “Affaticati”, i sindaci calabresi si sono, così, fatti promotori di un’originale campagna culturale per la promozione della lettura nella regione italiana in cui, purtroppo, si legge meno. Tre mesi di tempo per decretare il vincitore assoluto, reso noto nella terza e conclusiva serata finale dedicata al premio. Gli ospiti sono stati illustri, commoventi e sentiti gli omaggi a chi non c’è più.
La vittoria di Roberto Saviano – Come a voler accusare l’identico male che affligge la Calabria, a vincere il primo premio è stato Roberto Saviano con Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra (Mondadori): una denuncia dell’organizzazione criminale che è valsa all’autore una vita blindata, sotto scorta. Il libro ha prevalso su Mille anni che sto qui di Mariolina Venezia (Einaudi) e su Donne informate sui fatti di Carlo Fruttero (anch’esso Mondadori). Benché collocato non proprio a Tropea, ma nella limitrofa Ricadi, ci piace ricordare anche il premio “Berto”, rivolto agli autori che pubblicano per la prima volta un’opera di narrativa. Poter fare “rete” è l’idea che dovrebbe ispirare ciò che si progetta in Calabria: è, d’altronde, quello che si è augurano il già citato presidente dell’Accademia degli Affaticati, Pandullo, insieme al promotore del premio di Ricadi, Pasquale Russo.
L’immagine: Il santuario di Tropea di Santa Maria dell’Isola, giustamente considerato il “simbolo visivo” della città (foto di Saverio Caracciolo).
Maria Assunta De Fazio
(LucidaMente, anno II, n. 20, agosto 2007)