L’emergenza neve e la insostenibile noia del posto fisso
Milioni e milioni di italiani sono ancora sottoposti all’ondata di freddo che sta colpendo da moltissimi giorni tutta la penisola. Ammettiamo subito che si tratta di un fenomeno assolutamente eccezionale. Non sappiamo se il disastro in atto sia collegato ai cambiamenti planetari del clima. Certo è che da anni si hanno inverni più rigidi nel Meridione piuttosto che al Nord Italia. E che tutto l’inverno era trascorso nell’Italia settentrionale senza quasi una precipitazione, anzi con insolite, bellissime giornate soleggiate. Poi l’era glaciale. Concediamo pure che è davvero difficile per le autorità far fronte alla situazione. Ciò che, però, non si può perdonare loro è il menefreghismo, la strafottenza verso il comune cittadino.
Treni fermi per quasi dieci ore senza che nessuno aggiorni i viaggiatori e li assista (e panini venduti a caro prezzo…). [Sui disastrosi disservizi delle Ferrovie dello Stato italiane, in particolare sull’eliminazione dei treni diretti Nord-Sud e viceversa, vedi L’ultimo treno per il Continente…, L’Italia tagliata da Trenita(g)lia o Sicilia, l’isola che (per Trenitalia) non c’è]. Scuole chiuse soltanto dal giorno dopo il verificarsi della tormenta, sebbene da settimane le previsioni meteo – ormai davvero precise al 99% – dessero l’allarme su quello che poi si è puntualmente verificato; ma chi comanda, prima di decidere, ancora aspetta che l’evento sia già successo… e, per sapere che tempo fa, apre la finestra. Turno infrasettimanale dei campionati di calcio programmato di sera (!) senza pensare alla data, al prevedibile gelo, con disprezzo non solo dei calciatori, ma soprattutto del pubblico pagante. Insomma, ancora una volta, gli italiani non sono considerati cittadini ma sudditi.
Non si può fare a meno di dir qualcosa anche sull’infelice battuta di Mario Monti sulla monotonia del “posto fisso” (Canale 5, Matrix, mercoledì 1 febbraio 2012). È gente che ormai da tempo, se non da sempre, non ha idea di come vivano milioni di italiani. Abituati ad autisti, a passare le giornate tra un ricevimento e l’altro, non sanno quanto costa un chilo di pane, cosa significhi prendere un treno locale o stare compressi in autobus. E, loro, il posto fisso, ce l’hanno da una vita, così come case, pensioni, sanità… E torniamo al discorso iniziale. Congelata sotto la neve, l’Italia non è più il paese del sole. Resta sempre, però, quello dell’insensibilità e della strafottenza verso i diritti delle persone.
Leggi anche: Barbara Spinelli, Lo spettro di Malthus si aggira per l’Italia, la Repubblica, 8 febbraio 2012.
Le immagini: foto di Giacomo Capodimonte Perazzini.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VII, n. 74, febbraio 2012)
“Il sazio non crede a chi digiuna” si dice dalle mie parti.
Ed è la cara patria nostra il paese della strafottenza, nonché del diritto. E del rovescio, per citare il grande Luigi Einaudi.
Soprattutto del rovescio, indipendentemente da monti, mari, laghi, fiumi e gelate.