Lo pseudofemminismo bipartisan e la magistratura rifiutano pregiudizialmente e testardamente elementari norme a difesa dei diritti umani e civili
Sommersi dalla neve, congelati, barricati in casa da quasi una settimana, ci sia consentito di commentare due notizie dei giorni scorsi. O, meglio, due sollevazioni. La prima (2 febbraio 2012), la rivolta pseudofemminista bipartisan sulla sentenza della Corte di Cassazione che prevede per persone indagate per stupro di gruppo anche possibili misure cautelari alternative al carcere. La seconda (3 febbraio 2012), la sommossa – essenzialmente della sinistra – contro il voto favorevole della Camera (264 sì, 211 no) su un emendamento della Lega Nord che afferma la responsabilità civile dei magistrati, sul quale il governo aveva espresso parere contrario.
Quando le reazioni sono unanimi e “bipartisan”, ci preoccupiamo. In questi casi, c’è sempre qualcosa che non va. Da Pollastrini a Carfagna, da Mussolini a Lenzi, da Agostini a Bongiorno (ma perché su certi argomenti non possono intervenire anche i politici maschi?), l’intero asse politico ha palesato la propria rabbiosa irritazione per una “normale” e obbligata sentenza della Corte di Cassazione. Che si indigni la destra, possiamo capirlo: la norma (il cosiddetto decreto antistupri, ovvero decreto-legge n. 11, del 23 febbraio 2009) che prevede il carcere come unica misura cautelare per molteplici casi è stato fatto dalla destra e approvato in Parlamento nel 2009 (al Senato 261 sì, 3 no e un astenuto!), nell’ambito di quella propagandistica “emergenza sicurezza” a fini elettoralistici che ha rovinato le vite di poveri immigrati clandestini, ladruncoli, tossicodipendenti e disgraziati vari, anche in attesa di giudizio (ricordate il film Detenuto in attesa di giudizio, interpretato da Alberto Sordi e diretto da Nanni Loy?). Pertanto, da anni LucidaMente è “costretta” a occuparsi dell’emergenza carceri, provocata dalla incoscienza delle destre italiane: leggi Dossier carceri italiane: in spregio dei diritti umani e, in questo stesso numero della rivista, Appello per le madri in carcere e i loro figli, o guarda il video dell’associazione Progrè Se tu vivessi in una cella.
Ma qualcuno ha letto la sentenza della Corte di Cassazione? Essa non ha fatto che estendere un pronunciamento del 2010 da parte della Corte costituzionale. Secondo la Consulta, infatti, il decreto antistupri del 2009 è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Per questo sono possibili alternative al carcere «nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure». Adesso la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha stabilito che i principi interpretativi che la Corte costituzionale ha fissato per i reati di violenza sessuale e atti sessuali su minorenni sono in toto impiegabili pure per la “violenza sessuale di gruppo”. Da qui «la possibilità (non l’obbligatorietà, ndr) per il giudice di applicare misure diverse dalla custodia carceraria anche agli indagati sottoposti a misura cautelare» per il reato di violenza sessuale di gruppo.
La destra lo è, ma la sinistra non può essere garantista a corrente alternata. Anche perché è necessario sapere, se non si vuol fare mala informazione o disinformazione vera e propria, che 1) la sentenza della Cassazione non lascia libere le persone accusate di stupro, ma, nel caso non si decida per il carcere preventivo, assegna comunque loro altre misure cautelari (ad esempio, gli arresti domiciliari non sono uno scherzo, come taluni ingenui possono ritenere); 2) Nel corso del dibattimento una altissima percentuale (c’è chi dice oltre l’80%) delle accuse di stupro si palesano false (vedi casi di Torino, Roma, ecc. o «Io e la giustizia italiana: dalla condanna per pedofilia all’assoluzione»); 3) Non fa parte della cultura liberale il populismo del “tutti dentro”. Soprattutto, non possiamo lamentarci del sovraffollamento delle carceri e poi mettervi detenuti in attesa di giudizio.
In qualche modo collegata alla precedente questione, è la responsabilità civile dei magistrati. L’emendamento – presentato dalla Lega Nord – approvato alla Camera permetterebbe, in caso di voto favorevole anche al Senato, che «chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale». Cosa c’è di scandaloso in tutto questo?
Altra sollevazione, stavolta soprattutto a sinistra e da parte della magistratura stessa. Eppure il garantismo, l’idea di un carcere umano, il rispetto per il diritto, dovrebbero far parte del patrimonio ideale della sinistra. Scontata, invece, la reazione dell’Associazione nazionale magistrati, che parla di tentativo di intimidazione e minaccia lo sciopero. Inoltre, il ministro della Giustizia Paola Severino dichiara apertamente di sperare in una correzione del Senato. Intanto, la stragrande maggioranza degli italiani è d’accordo con la nuova normativa. E si intuisce bene il perché (leggi Malagiustizia: “Tutti dentro!” o le testimonianze «Mio figlio è morto di malagiustizia» e la già citata «Io e la giustizia italiana: dalla condanna per pedofilia all’assoluzione»). E, per capire che la sinistra più intelligente sia conscia del problema, si dia almeno una scorsa, su un giornale della stessa area quale il Fatto Quotidiano, all’articolo di Marcello Adriano Mazzola (Ir)responsabilità dei magistrati e ipocrisia.
In sintonia con il presente articolo: Violenza di gruppo, non sparate sulla Cassazione (di Domenico Gallo, in MicroMega) e Stupro di gruppo e giustizia esemplare (di Giuseppe Ancona, in Cronache Laiche). Su LucidaMente, in data successiva, cfr. Maria Milli Virgilio, Ancora sulla cosiddetta sentenza “salvastupratori”.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VII, n. 74, febbraio 2012)
Bell’articolo che porta ad una riflessione “soggettiva” ovvero interiore.
Riflessione molto lucida, che mette in relazione due fatti apparentemente incongruenti. Pregevole il riferimento al blog di Mazzola.
Mi dispiace,non sono assolutamente d’accordo.DAi in mano alla ” casta maschilista” la possibilità di “svicolare” e gli stupri di gruppo resteranno impuniti! Già si svico9la abbastanza! Vergogna!
Gentilissima lettrice, la ringraziamo per l’intervento. Tuttavia, avremmo preferito toni più pacati. Intanto, non capiamo chi dovrebbe vergognarsi. Inoltre, la invitiamo a riflettere che nella nostra società ciascuno ha “sensibilità” diverse. Chi vorrebbe “negri” e immigrati in carcere o peggio, chi i gay, chi i “drogati”, chi gli ubriachi al volante, chi i politici corrotti, chi le escort, chi maltratta gli animali, chi ama troppo gli animali, chi i mussulmani, chi i cattolici integralisti ecc. Ovviamente, senza processo o con giustizia sommaria (o “somaria”). Forse anche lei dimentica che l’unico criterio per evitare giustizialismi di ogni sorta è ricordarsi che “la legge è uguale per tutti” e che “ogni indagato è da reputarsi innocente fino al giudizio finale”. E, purtroppo (o meno male) per le donne, moltissime accuse di stupro e violenze varie risultano, ancor prima del dibattimento, inventate di sana pianta. Legga con pazienza gli articoli linkati, che – come il mio – non mi sembrano di “maschilisti” pro violentatori. Se, poi, vogliamo valutare col paraocchi delle ideologie… Nel nostro Paese non sono bastati gli Anni di piombo?
CARO TRIPODI. ESISTE UNA TERZA CASTA, quella del maschilismo inveterato e sotterraneo che tende ad indulgere su uno dei crimini più vili e vergognosi perchè compiuto sui deboli. E’ difficile non indignarsi vedendo affievolirsi la punizione rigorosa dello stupro di gruppo. Vedo da sessant’anni malgrado qualche passo avanti, sostanzialmente irrisolto il problema della violenza contro le donne,o i bambini.Violenze familiari, conventizie, su strada e luoghi di lavoro e c’è ancora qualcuno che minimizza.Forse non è cambiato a fondo il costume,la cultura,il pensiero su questo tema.Siamo in una democrazia,siamo in Europa e non nel Medioevo o nel Bronx.Non le pare? Mi spaventa oggi l’aggravarsi della “facilità” di questo crimine.Lo stupro di gruppo è un’aggravante per la sua viltà e bestialità. Quanto agli eventuali innocenti è compito e responsabilità del giudice vagliare.
articolo degno di tale appellativo. Grazie.
Parrebbe che gli anni ’70 non abbiano insegnato nulla ai “gestori” dell’ autorità costituita.
Il femminismo è da sempre il cavallo di battaglia della sinistra, e predicare l’odio contro i maschi è una moneta che paga bene in termini elettorali…
Per questo mi sono sempre chiesto com’è possibile che un maschio sia di sinistra; ma forse siamo già entrati in una fase di manipolazioni genetiche e cerebrali di cui non abbiamo nemmeno idea!
La Franzoni ha atteso la sentenza definitiva a piede libero, nessuno ebbe nulla da dire. Giustamente, secondo la regola da tutti celebrata per cui si è innocenti finché non si viene condannati. Devo ricordare per cosa venne incriminata (e poi condannata)? Andò persino in TV.
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Cosa prevedesse la legge Maroni lo ha chiarito R. Tripodi, come il senso e l’effetto vero delle sentenze in questione. Non ci torno, perché non serve.
Le femministe praticanti qui intervenute infatti non vogliono saperne della verità, di ciò che le sentenze hanno stabilito. Non vogliono assolutamente saperne.
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La ragione è la stessa per la quale quelle sono state definite, come ormai si usa, “sentenze choc!” nel pieno, palese, smaccato stravolgimento del loro effetto e dei principi da cui derivano.
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Il punto è: come si fa a definire “choc” una sentenza che ripristina uno dei principi base della civiltà? Impossibile. Se però lo si stravolge e si mente, allora si può. Così la non obbligatorietà del carcere ante-sentenza, diventa impunità per gli stupratori e il gioco è fatto.
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Si sente che è una storpiatura, una deformazione, ma è a fin di bene. Serve per lottare contro il maschilismo imperante, la misoginia che dilaga, le violenze maschili che esplodono. E’ una menzogna buona. Il fine giustifica i mezzi. E gli interi.
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Intanto si dimentica (=si finge di non sapere) che la Corte non ha potuto cambiare la legge Maroni nella parte in cui abolisce i benefici della Gozzini per i reati di violenza sessuale. La nostra cara Gozzini, quella delle pene alternative, non punitive, quella delle mirate riduzioni, quella del recupero, quella che noi, umanisti, abbiamo voluto e difeso e che vale ancora per tutti (mafia a parte). Di cui si è giovato Omar ma anche la sua generalessa Erika.
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Tua moglie ha cambiato idea durante l’amplesso? E’ stupro*.
Vai dentro e restaci.
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Rino DV
*Care femministe praticanti, lo so che questo – e molto altro – non vi risulta. Lo avete voluto, lo avete ottenuto, rivendicato pubblicamente come una vittoria, però qui ed ora non vi “risulta”. So anche che non lo avete ricordato al vostro uomo il giorno delle nozze. E so anche perché.