Fonti di energia rinnovabile e sostenibile sono di certo una buona cosa, purchè siano costruite nel pieno rispetto dell’ambiente che le circonda
Accadde già con l’impianto di Monte Cucchi a San Benedetto Val di Sambro, quando la Provincia di Bologna si mostrò in accordo con Legambiente (Circolo Setta Samoggia Reno), il Comune stesso e il Comitato degli abitanti sulle motivazioni che guidavano l’opposizione alla costruzione della struttura eolica. In quest’occasione, è stato posto un veto sul via libera alla realizzazione della pale e il responsabile del Nazionale di Legambiente, Gabriele Nanni, ha chiesto, in un’audizione in Commissione Ambiente Ministeriale, la riduzione degli incentivi statali per l’eolico e il rispetto legislativo dei crinali più delicati ed esposti ai dissesti idrogeologici.
Analoghi problemi si stanno riscontrando ora con il progetto di Monte Fontanavidola, nel territorio di Camugnano: in ottobre, Enel Green Power ha progettato un imponente impianto eolico di 7 aereogeneratori da 2,3 MW per un totale di 16, 10 MW, alte 100 metri, che con la pale potranno raggiungere l’altezza di 150 m. Allo stato attuale, il piano di lavoro è già stato trovato deficitario per molti aspetti dalla Regione Emilia-Romagna che lo ha rimandato a Enel per le opportune modifiche e integrazioni, anche per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente. Inoltre, l’Associazione non ha ancora avuto modo di visionare e studiare con cura il progetto nella sua interezza, così da capire l’idoneità del luogo di costruzione.
Come sostiene Legambiente, per il corretto inserimento nel paesaggio e sul territorio come previsto all’art. 4 del decreto del Ministero Sviluppo Economico del 10 settembre 2010, esistono precise direttive da seguire sul posizionamento delle pale: in zone dove è comprovato l’esistenza del vento, molto lontane da case e attività lavorative, lontane da monumenti e siti archeologici, senza il taglio di alberi e boschi, non collocate su frane, lontani dai flussi migratori e stanziali dei volatili.
Inoltre, gli aereogeneratori, secondo le preferenze di Legambiente, dovrebbero essere di tipo medio, mini eolico, di 30/50 metri di altezza di 850 KW circa, e che siano di diretta utilità di Aziende, Fattorie, Condomini, scuole e amministrazioni pubbliche per una concezione democratica dell’utilizzo decentrato dell’energia elettrica, in contrasto con impianti industriali che generano solo profitto.
In attesa di determinare anche in Italia gli effetti sanitari sugli organismi viventi delle vibrazioni emesse da turbine sempre più grandi, gli aerogeneratori di potenza superiore a 850 kw dovrebbero essere collocati, secondo il parere dell’Associazione, ad almeno 1 km da abitazioni e luoghi di lavoro, ancora più distanti dai centri abitati e ad almeno 300 metri da strade statali, provinciali e comunali ad alta percorrenza.
Legambiente esprime l’urgenza di ricevere la documentazione inerente al progetto di impianto industriale eolico, così da poter esaminare nei dettagli la fattibilità della costruzione. L’aspetto a cui le imprese di costruzione dovrebbero dare la priorità è la salvaguardia del nostro territorio: non dovrebbe essere sufficiente costruire due pale eoliche “a random” per acquisire il certificato verde, ma si dovrebbe essere mossi in primis da una coscienza “verde” che, evidentemente, troppo spesso manca.
(j.i.)
(LucidaMente, 1 dicembre 2011)
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