Perché i reparti psichiatrici non sono come gli altri reparti ospedalieri? Forse che la disciplina psichiatrica è diversa dalla medicina? Pare proprio di sì.
Dalle testimonianze di molte persone che sono state ricoverate presso questi reparti, e successivamente si sono rivolte al nostro comitato, emerge che quando un paziente si lamenta di disturbi o non concorda con alcuni aspetti della terapia non gli viene dato ascolto; anzi, spesso subisce vere e proprie minacce consistenti in aumento della dose di alcuni farmaci per “quietarlo” o contenzione o prolungamento del tempo di ricovero se si tratta di un trattamento sanitario obbligatorio (TSO) o di uno volontario che si potrebbe trasformare in TSO.
È raccapricciante constatare, nel ventunesimo secolo, l’assoluta mancanza di rispetto dei diritti umani e della dignità in questi reparti; e questo non riguarda solo gli OPG (ospedali psichiatrici giudiziari). Di molti fatti che accadono in questi reparti si sa ancora troppo poco. “Sette morti nei reparti psichiatrici di Niguarda”: la denuncia di Telefono Viola. Pazienti riferiscono di minacce, maltrattamenti o soprusi ricevuti ma, essendo etichettati “malati mentali”, non sono tenuti in considerazione. Un altro aspetto sono i muri che alcuni psichiatri ergono intorno al paziente per isolarlo anche dai familiari, facendolo apparire come una persona le cui emozioni, opinioni o rimostranze sono dovute unicamente alla sua condizione mentale.
Ma tutto questo rimane sepolto da una cappa di omertà, generata da infermieri che temono ritorsioni se rivelano gli abusi che sono costretti a perpetrare, da cartelle cliniche che a volte omettono il sovradosaggio di farmaci e dal mito della malattia mentale, che renderebbe inattendibili le testimonianza delle vittime di questi manicomietti.
Troppo spesso è usato il pretesto che ci sono malati pericolosi. L’esempio sono gli OPG, 8 decessi da inizio anno di cui 13 in quattro anni solo ad Aversa. In che modo si è svelata la realtà di queste strutture? Attraverso i blitz. Solo allora i rappresentanti delle istituzioni e la gente ne sono rimasti inorriditi. Si dovrebbero maggiormente ascoltare e considerare come esseri umani le persone definite “malate mentali” per impedire che ci siano ancora oggi violazioni di questo genere sotto gli occhi di tutti ma abilmente celate col nome di “malattie”, e fare dei blitz anche nei reparti psichiatrici.
L’altro aspetto sono le alternative per aiutare persone che hanno difficoltà. Esistono ed è dimostrato chiaramente che si possono attuare metodi molto validi di riabilitazione senza abusare di contenzione e somministrazione di psicofarmaci rispettandone la dignità umana. Perché non sostenere maggiormente tali metodi? Quali sono gli interessi collegati alla persistenza di sistemi che rendono perennemente le persone dipendenti da strutture e farmaci? Sono forse i finanziamenti ad essi collegati?
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani dal 1979 si batte per esporre le violazioni nel campo della salute mentale e la tutela dei diritti umani in questo settore e continuerà a farlo affinché la dignità di queste persone sia rispettata.
Salve dott. Fanti,
purtroppo ho avuto piccole esperienze su la persona di mio fratello, che mal consigliati ha subito un tso, visto le condizioni assumendomi la responsabilità è ritornato a casa, oltetutto ho dimezzato il vaglium prescritto e sospeso dopo 4 giorni.altre esperienze fatte essendo stato socio e presidente di una associazione di disabili intelletivi, mi sono interresato di alcuni casi di soci per i loro famigliari, che tutti lamentavano le condizioni alberghiere in srutture fatiscenti ma sopratutto la mancanza di un trattamento e rapporto umano, trincerandosi dietro la scusa di crisi violente,
purtroppo queste lamentele sono inascoltate perchè fatte da famigliari ignari dei loro diritti, le uniche informazioni che ricevono normalmente vengono date dalle assistenti sociali, (che senza nessuna vergogna non informano dei diritti esistenti ma fungono da controparte filtrando richieste di aiuto adducendo che no ci sono strutture e mezzi economici, evitando che sia il politico di turno di assumersi tale responsabilità, enon assumersi il compito di risolverli. Mi permetto di fare una proposta 1° formulare un elenco delle persone interessate, 2° un incontro per spiegare loro alcune fondamentali diritti uno per tutti amministratore di sostegno, 3 in seguito ad una protesta pubblica chiedere di visitare questi centri con tutti i vari responsabili, cominciando dall’assessore regionale, i quali diano una risposta sul posto alla rappresentanza di famigliari presenti, se loro acetterebbero una situaziopne del genere.
mi scuso di essermi permesso uno sfogo
Distinti saluti Gilberto
Salve dott. Fanti,
purtroppo ho avuto piccole esperienze su la persona di mio fratello, che mal consigliati ha subito un tso, visto le condizioni assumendomi la responsabilità è ritornato a casa, oltetutto ho dimezzato il vaglium prescritto e sospeso dopo 4 giorni.altre esperienze fatte essendo stato socio e presidente di una associazione di disabili intelletivi, mi sono interresato di alcuni casi di soci per i loro famigliari, che tutti lamentavano le condizioni alberghiere in srutture fatiscenti ma sopratutto la mancanza di un trattamento e rapporto umano, trincerandosi dietro la scusa di crisi violente,
purtroppo queste lamentele sono inascoltate perchè fatte da famigliari ignari dei loro diritti, le uniche informazioni che ricevono normalmente vengono date dalle assistenti sociali, (che senza nessuna vergogna non informano dei diritti esistenti ma fungono da controparte filtrando richieste di aiuto adducendo che no ci sono strutture e mezzi economici, evitando che sia il politico di turno di assumersi tale responsabilità, enon assumersi il compito di risolverli. Mi permetto di fare una proposta 1° formulare un elenco delle persone interessate, 2° un incontro per spiegare loro alcune fondamentali diritti uno per tutti amministratore di sostegno, 3 in seguito ad una protesta pubblica chiedere di visitare questi centri con tutti i vari responsabili, cominciando dall’assessore regionale, i quali diano una risposta sul posto alla rappresentanza di famigliari presenti, se loro acetterebbero una situaziopne del genere.
mi scuso di essermi permesso uno sfogo
Distinti saluti Gilberto